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Bari

Scambiato per il fratello, si fa un anno di prigione da innocente: “Chi ha sbagliato deve pagare”

Pubblicato il 25 Gennaio 2024

Un ennesimo caso di malagiustizia in Italia, che per lunghi tratti ricorda il caso di Beniamino Zuncheddu, accusato ingiustamente di aver ucciso 3 pastori nel 1991 e scarcerato solo dopo 32 anni trascorsi da innocente in prigione. Anche in questo caso si tratta di uno scambio di persona e il protagonista di questa assurda storia è Ivan Petrelli, 46enne di Carmiano (Lecce) che ha passato un anno in carcere e 6 mesi ai domiciliari con l’accusa di sequestro di persona a scopo estorsivo e lesioni, pur essendo innocente.

Tra l’altro per quei reati Petrelli era stato condannato in via definitiva a 11 anni in primo grado, verdetto che fortunatamente fu ribaltato quando venne a galla la totale estraneità ai fatti dell’uomo. Adesso il 46enne è tornato in tribunale, non come accusato ma come accusatore: ha infatti richiesto un maxi risarcimento da 300.000 euro per l’anno di vita che gli è stato rubato.

La spedizione punitiva

Petrelli fu accusato di aver fatto parte di un gruppo che, il 10 settembre del 2018, picchiò selvaggiamente due persone, ritenute responsabili di un furto. In quell’occasione le due persone furono colpite violentemente in più parti del corpo, dinanzi agli occhi atterriti di una donna che aveva un neonato in braccio.

Un Petrelli effettivamente partecipò a quella spedizione, ma non era Ivan bensì il fratello Mimmo, che evidentemente gli somiglia tantissimo. Ivan infatti fu scambiato per il fratello Mimmo e così fu condannato, fino alla completa assoluzione dalla Corte d’Appello di Lecce per non aver commesso il fatto.

La sentenza

La sentenza è stata emessa dal presidente Vincenzo Scardia e gli atti sono stati inviati alla Procura, ma Ivan Petrelli non si accontenta dell’assoluzione e pretende un risarcimento di 300.000 euro per quel gravissimo errore giudiziario che lo ha tenuto un anno lontano dalla famiglia, senza considerare le gravi ripercussioni sulla sua vita.

“Grazie a Dio questo brutto incubo è finito” – ha raccontato al Corriere del Mezzogiorno: “Non ho mai perso la speranza di essere assolto da questa spiacevole situazione, perché quando sei innocente credi nella giustizia, anche se questa storia, in alcuni momenti, mi ha portato ad avere qualche dubbio. Dall’oggi al domani mi sono ritrovato in carcere, strappato dalle braccia di mia moglie e mia figlia, rinchiuso nella sezione di massima sicurezza del carcere di Lecce per qualcosa che non ho commesso”.

Durante l’interrogatorio di garanzia Petrelli si era avvalso della facoltà di non rispondere dopo l’arresto e in seguito diversi testimoni confermarono la sua estraneità ai fatti. Al momento del pestaggio, nel settembre del 2018, Petrelli si trovava in un’altra parte come confermato dai gps dell’auto e del cellulare.

Il Tribunale del Riesame nel gennaio 2020 gli aveva ridato la libertà, fino alla condanna a 11 anni emessa dai giudici della Corte d’Assise, poi ribaltata in Appello.