Pubblicato il 2 Settembre, 2020
Per Daniel Zanca l’Arte è compenetrazione con la Natura. Le sue sculture prendono ispirazione dal mare e dal timore dell’estinzione dei suoi “abitanti”. Per questo ha creato giganteschi ricci di mare, per esempio, 2 metri e 80 di diametro e li ha messi a cinque metri di profondità a Istres, a 50 chilometri da Marsiglia, vicino a dove vive parte dell’anno. Enormi cupole forate che diventano case per pesci. Come se volessimo salvarli dal naufragio della specie.
Daniel è spesso a Civitanova e qui vorrebbe portare quel suo mondo sottomarino, scolpito e immortale. I suoi lavori in giro per il mondo sono diventati un’attrazione turistica per il messaggio immediato e comprensibile a tutti che portano con sé: proteggiamo, invece di distruggere. Immergere per salvare. E’ un appello, quello dell’artista, da raccogliere subito.
Zanca è nato da padre siciliano e madre francese a Cartagine, che oggi è un quartiere elegante di Tunisi. Da qui partivano nell’antichità le navi che battagliavano contro i Romani. “Da piccolo, se mi mettevo a scavare in spiaggia ritrovavo subito antiche monete e monili con una facilità estrema. La Storia era passata lì. Questo suo fascino mi ha sempre ispirato” ci ha detto Zanca, che da studioso di archeologia immerge le sue sculture “perché lavoro sull’idea del tempo”. Quel tempo che sembra non bastare mai al mondo per salvarsi.
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