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Sgarbi

Sgarbi: “Dopo le scarpe vorrebbero i pantaloni. Eccoli”

Pubblicato il 18 Gennaio 2024

“Dopo le scarpe, vorrebbero farmi anche i pantaloni. Eccoli accontentati!”.

Vittorio Sgarbi, ancora lui. Dopo il post scalzo per contrattaccare con ironia in quella che considera un’offensiva mediatica contro di lui, eccolo tornare alla carica con la stessa arma.

Intanto, il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi ha fatto istanza di riesame per chiedere il dissequestro della “Cattura di San Pietro”, tela attribuita al pittore seicentesco Rutilio Manetti.

L’opera ha fatto finire l’esponente del governo nel registro degli indagati, con l’accusa di riciclaggio di beni culturali: la tela sarebbe stata rubata in Piemonte e poi – questa è l’imputazione – alterata da Sgarbi per renderla irriconoscibile. Ma lui nega tutto ed è certo di poter dimostrare la sua innocenza.

L’udienza del tribunale del riesame di Macerata non è stata ancora fissata. È possibile comunque che l’istanza sia stata presentata più per conoscere gli atti del procedimento, come prevede questa procedura, che per provare davvero a ottenere il dissequestro.

Del resto lo stesso sottosegretario aveva dichiarato fin dall’inizio che il quadro era a disposizione, per gli accertamenti che consentiranno di chiarire se sia davvero lo stesso sparito dal castello di Buriasco nel 2013.

Sulla vicenda, sarà determinante la consulenza tecnica che sarà disposta dal procuratore di Macerata Giovanni Narbone e dal sostituto Claudio Rastrelli, che indagano sull’accaduto.

Si dovrà individuare un esperto di altissimo profilo, e possibilmente che non abbia avuto precedenti controversie con l’indagato, per stabilire se la fiaccola sulla tela sia un’aggiunta successiva, e in caso positivo quando sia stata realizzata. Il sottosegretario si dichiara sereno.

La tela, ha ribadito, proviene da villa Maildalchina a Viterbo. Tutta l’accusa, a suo dire, nascerebbe dal risentimento di un restauratore, Gianfranco Mingardi di Brescia, il quale ha raccontato al Fatto e a Report di aver ricevuto il quadro da Sgarbi. Mingardi in effetti ha un contenzioso con il critico d’arte.

Sgarbi non gli avrebbe pagato alcuni lavori, ritenendoli fatti male, e il restauratore avrebbe avviato con lui un contenzioso civile per avere quanto reclamato: si parla in tutto di circa 200mila euro. Per 50mila Mingardi aveva chiesto un pignoramento al tribunale di Macerata, inserendosi in una procedura aperta con altri creditori di Sgarbi, tra cui l’Agenzia delle entrate.

Ma il giudice delle esecuzioni avrebbe poi assegnato tutte le somme pignorate solo all’Agenzia delle entrate, con la quale per altro Sgarbi sta trattando.

Mingardi da quella procedura non avrebbe avuto nulla, reclamerebbe ancora il pagamento del suo lavoro.

La prossima settimana poi per Sgarbi in tribunale a Macerata – dove ci sono stati diversi procedimenti per lui, residente a San Severino – si chiuderà il processo per diffamazione, che vede il sottosegretario imputato di aver diffamato un consigliere comunale dei 5Stelle di Trento.