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Spara al cuoco tre volte mentre attende il servizio: parla l’avvocato (VIDEO)

Pubblicato il 11 Aprile, 2022

“Federico lo conosco da anni e quando ho visto quel video sono rimasto senza parole. Sono in attesa dalla Svizzera che la famiglia mi mandi la documentazione medica perché Federico era seguito”, così Florenzo Coletti nell’intervista rilasciata a IlPescara.

E’ l’avvocato di Federico Pecorale, il 29enne originario di Montesilvano che ora dovrà rispondere di tentato omicidio per avere sparato alla schiena a Yelfry Guzman, il cuoco 23enne di un ristorante di Pescara perché indispettito dai tempi di attesa per ordinare il cibo…

Pecorale vive in Svizzera con i genitori e a volte torna nella terra d’origine per trascorrere qualche giorno. Per l’avvocato il ragazzo ha problemi psichici e psichiatrici e ha definito il gesto come “inspiegabile”.

Pecorale ha una pensione di invalidità ed è seguito da un assistente sociale nel Paese dove risiede: quella pensione ce l’ha da quando, tanti anni fa, ha avuto un grave incidente in moto dentro la galleria di Montesilvano riportando gravi lesioni alla testa, racconta l’avvocato.

Da quel momento il giovane non sarebbe stato più lo stesso.

“Era autonomo, quando veniva ci incontravamo, ci conosciamo da anni. Quando ho visto quel video – spiega ancora l’avvocato – l’ho riconosciuto subito e sono rimasto sconvolto”.

La linea difensiva è ancora tutta da studiare, ma “Sicuramente – conclude – richiederà una perizia psichiatrica per capire le condizioni in cui era e se si è reso conto di quello che ha fatto. Dipingerlo come un mostro è un peccato, io credo che la malattia lo abbia sopraffatto. I genitori lo avevano sentito due giorni fa ed era tutto a posto. Immagini cosa ha significato spiegare alla madre cosa è successo”.

LA STRATEGIA PER CATTURARLO

Pecorale ha cercato di fare perdere le sue tracce pagando lautamente un tassista abruzzese che aveva accettato di portarlo fino oltre confine totalmente inconsapevole di chi fosse e di quel che aveva da poco compiuto. E’ stato avvertito dalle forze dell’ordine su disposizione del Questore di Pescara Luigi Liguori, che ha preferito non attivare posti di blocco né fare alzare in volo un elicottero già allertato da Pratica di Mare per evitare che l’aggressore potesse prendere in ostaggio qualcun altro, anche lo stesso tassista, o commettere altri gesti insensati.

 Federico Pecorale

“Una cosa è vedere certi interventi nei film, un’altra è coordinarsi – ha spiegato Liguori – Abbiamo allertato tutti i dispositivi di sicurezza che hanno funzionato e allertato tutte le articolazioni della polizia di stato, i carabinieri e i la polizia locale per evitare che il turbamento dell’ordine pubblico si propagasse”. Le indagini per intercettare l’uomo sono state avviate subito dopo la sparatoria tanto che Pecorale è inizialmente sfuggito per pochi minuti come emerso dalla perquisizione fatta nella stanza d’albergo in cui alloggiava e da cui era appena andato via lasciando “evidenti tracce del delitto”, ha sottolineato Liguori.

Da lì l’intensa attività e quella mezz’ora di vantaggio che ha portato gli inquirenti prima da alcuni parenti di Pecorale residenti fuori provincia, che hanno collaborato senza tentennamenti, e dopo all’individuazione del taxi a bordo del quale si stava allontanando in direzione nord.

“Abbiamo allertato prima L’Aquila e poi le Marche – spiega ancora Liguori – avevamo già allertato l’elicottero, ma abbiamo deciso di non farlo intervenire temendo la componente emozionale dell’uomo, non dico psichiatrica perché quello lo accerterà l’autorità giudiziaria. Ho quindi optato per un modello di avvicinamento progressivo. La squadra mobile ha contattato il tassista senza che lui potesse sentire: abbiamo comunicato che eravamo la polizia e che avremmo richiamato. Abbiamo quindi scelto di farlo seguire a distanza dalla polizia stradale con la collaborazione di tre questure: Fermo, Pesaro e Ancona”.

Nei pressi della stazione di servizio al tassista è stato detto di usare la scusa del rifornimento per fermarsi. Così ha fatto per allontanarsi subito dall’auto come suggerito dagli inquirenti.

Erano le 22.55.

A quel punto l’arresto dell’uomo da parte degli uomini della stradale di Ancona guidati da Monica Grazioso che si sarebbe mostrato tranquillo tanto che secondo quanto riferito da Liguori “l’impressione che hanno avuto gli uomini della stradale prima e i nostri uomini della mobile poi è che non avesse l’esatta percezione di ciò che era successo ovvero dell’esatto disvalore sociale che aveva arrecato” come se non capisse “quanto era grave quello che aveva commesso”.

CHI E’ LA VITTIMA E LE SUE CONDIZIONI

Yelfry Guzman

Yelfry Rosado Guzman ieri era andato a lavoro a Casa Rustì come faceva ogni giorno da quando il locale ha aperto nel 2019. Adesso è ricoverato in rianimazione dove, dopo essere stabilizzato, è stato operato per la rimozione di quei tre proiettili che lo hanno raggiunto al collo e il torace mentre era dietro quel bancone dove era abituato a dispensare chiacchiere e sorrisi.

Un passato da pugile, quello di Yelfry, ragazzo di origine domenicana che ha raggiunto qualche anno fa la madre che era venuta qui per lavorare e che a Chieti vive oggi con lei, la madre, la sorella, il fratello e suo figlio: un bimbo di due anni. Nel 2018 la decisione di lasciare lo sport, che lo aveva visto anche vincere il campionato regionale welter, per dedicarsi al lavoro e costruirsi un futuro.

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