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Taranto: Alla Renato Moro la guerra si affronta parlando di pace

Pubblicato il 26 Febbraio, 2022

Le maestre di Taranto allontanano la paura della guerra in Ucraina. Sono spaventati in questi giorni i bambini delle scuole elementari della città dei due mari. Spesso figli o nipoti dei tanti militari che vivono e prestano servizio sul nostro territorio, sede di un’importante base navale della Nato. Anche per questo i piccoli sono particolarmente preoccupati. Oltretutto, la guerra in Ucraina è sopraggiunta in un momento storico nel quale le nuove generazioni sono state messe a dura prova. Da due anni i bambini siedono in banchi separati, non possono scambiarsi penne e colori con i loro compagni, dividersi il carico dei libri, fare gite. La normalità ha cambiato volto, nascosta dalle mascherine indispensabili per proteggersi dal contagio del covid-19.

“Benché sorrisi e musetti siano coperti dalle mascherine – avverte la maestra Anna Maria Lucchese della 1 C della scuola elementare Renato Moro di Taranto presieduta dalla dirigente scolastica Loredana Bucci – gli occhi dei nostri bambini parlano anche se restano in silenzio. E in questi giorni abbiamo captato la loro preoccupazione. Qualcuno ha visto le immagini della guerra in tv, qualcun altro ha raccontato di essere rimasto per tanto tempo in coda al benzinaio insieme alla mamma o al papà. Qualcun altro ancora teme che il proprio papà, militare, possa essere chiamato in guerra. Avevamo allora il dovere morale di parlare con loro. Non potevamo ignorare il loro stato d’animo. La scuola è anche e soprattutto questo: creare empatia con i nostri alunni”.

Insieme agli insegnanti Maria Bianchi e Graziano Gilberto, la maestra Lucchese ha pensato di tranquillizzare i bambini: “Con dei piccoli di 6 anni l’unico modo per affrontare il tema della guerra è quello di parlare della pace, e così abbiamo iniziato a colorare insieme l’arcobaleno che ne è simbolo”.

Ha avuto inizio il dibattito. Per tutti la guerra è anche “litigare con un compagno”. “E’ una cosa brutta”. “E’ vedere il fumo ed il fuoco che escono dalle case dove prima abitavano bambini che non conoscevano la guerra”. Giulio racconta di essere triste “perché in questi giorni in Ucraina alcuni bambini muoiono”. Riccardo dice che ha paura per il suo papà: “E’ un militare e forse andrà anche lui a fare la guerra”. Leonardo sostiene che “se arrivano le bombe si muore”. E Alice M. sa che la guerra non è ancora in Italia, ma, ammette: “Ho un po’ di paura perché so che l’Ucraina è vicina”. A tranquillizzare tutti ci pensa Pietro: “La guerra è lontana. Non dobbiamo preoccuparci”. “Dopo aver disegnato l’arcobaleno della pace – spiega la maestra Lucchese che fa parte di un movimento denominato “#NOISIAMOCONLAPCE” – i bambini hanno scritto i loro pensieri”.

Frasi semplici, ma significative. Parole ispirate da cuori puri e ingenui come sono quelli di piccoli di appena 6 anni. Insieme alle maestre gli alunni hanno ricordato Gianni Rodari: “Ci sono cose da non fare mai. Né di giorno né di notte, né per mare, né per terra, per esempio: la guerra”.

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