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Taranto: Artisti nazionali e internazionali sui tetti della Città vecchia

Pubblicato il 12 Maggio, 2022

Era il 12 maggio del 1975. Il crollo di vico Reale sanciva il progressivo abbandono e spopolamento della Città vecchia. Taranto provava a costruirsi una nuova identità lontano da vicoli e postierle, rinnegando se stessa, la sua identità, le sue radici. Quarantasette anni dopo è in atto un processo inverso di riqualificazione e riappropriazione di spazi comuni inusuali, di costruzione di comunità, di incontro. In questo solco si inserisce l’operato dell’associazione Post Disaster. L’hanno pensata due architetti, Gabriele Leo e Grazia Mappa e due designer Peppe Frisino e Gabriella Mastrangelo in una serata d’estate del 2018, sul tetto di Palazzo Gennarini. Da quel giorno tante cose sono state fatte. Due festival ricchi di dibattiti, installazioni, produzioni culturali sempre e rigorosamente sui tetti della Città vecchia, intesi come spazi pubblici temporanei, laboratori a cielo aperto, novelle piazze in altezza. L’obiettivo finale? Costruire un immaginario alternativo di città, capace di andare oltre il dramma ambientale e occupazionale causato dall’industria. “Post Disaster”, appunto, cioè provare ad interpretare il disastro come una condizione di partenza verso una deriva felice. 

Un’idea tanto apprezzata nelle passate stagioni, o passati episodi, come amano definire le singole edizioni i creativi di “Post Disaster”, da aver sancito per “Rooftops EP 03- Bodies as Infrastructures” incentrato sulla relazione tra territori, economie, comunità e corpi, il sostegno del Mibact. Il progetto è infatti vincitore del premio Creative Living Lab -III edizione”, promosso dalla direzione generale “Creatività Contemporanea” del Ministero della Cultura. Solo 37 i progetti multidisciplinari di innovazione sociale risultati vincitori, su oltre 1500 candidature. Un traguardo che si unisce al sostegno della Fondazione Pistoletto onlus di Biella, ai premi “I-Portunus Houses”, programma europeo di mobilità per pratiche creative e al “Fondo speciale cultura e patrimonio culturale” della Regione Puglia. Post Disaster Rooftops nel 2021 è stato inoltre inserito dal magazine Architectural Digest Italia tra i 100 “Game Changers”: le pratiche che nel 2020 hanno cambiato il mondo del progetto e il modo di raccontarlo.

Questa edizione del festival di design e arti “Rooftops EP 03” si svolgerà per intero sul tetto di uno spazio pubblico inutilizzato, il tetto della palestra dell’Istituto Comprensivo Galileo Galilei, in vico Carducci. “Una scelta non casuale – spiega il collettivo “Post Disaster” – ma che mira ad aprire il dibattito sulla riqualificazione di uno spazio pensato originariamente come piazza sopraelevata ma mai utilizzato. È anche un modo guardare la città da una prospettiva diversa, al tramonto sulla rada di mar Grande”. Tutti gli eventi sono ad ingresso gratuito, prenotando su Eventbrite. Radio Cittadella è radio ufficiale dell’intero festival.

I NOMI NAZIONALI E INTERNAZIONALI

Il nome più illustre che arriverà in Città vecchia nelle prossime settimane grazie a “Rooftops EP 03”, è quello del collettivo corale MUSARC CHOIR, fondato nel 2008 da Joseph Kohlmaier e Cathy Heller Jones, con sede alla Cass Faculty of Art, Architecture and Design, London Metropolitan University. Musica per questo collettivo fa rima con forma sociale nel contesto dell’architettura e della città. I loro sono lavori sperimentali e multidisciplinari tra arte, perfomance, musica ed educazione. 

Nome di fama nazionale è quello di Mara Oscar Cassiani, artista che lavora tra coreografie e nuovi linguaggi digitali, nel 2019 insignita del Digital Award del Roma Europa Festival per la performance SPIRITXROMA. Altro nome di livello è quello del duo artistico Invernomuto, i cui lavori sono stati presentati negli scorsi anni alla 58. Biennale Arte 2019 di Venezia. Gli Invernomuto hanno partecipato anche a Manifesta 12 Palermo. 

I PRIMI DUE APPUNTAMENTI 

Si parte fortissimo, con un’installazione sonora fuori dai canoni ordinari: venerdì 13 maggio alle 19.00 la performance di “Canti magnetici”, intitolata “Gran Madre di Dio”. Il collettivo ed etichetta discografica fondata nel 2015 da Donato Epiro, Gaspare Sammartano e Andrea Penso, porterà sul tetto della palestra della Galilei un esemble di giradischi impegnato nell’interpretazione simultanea di una serie di diversi testi poetici. Una Cattedrale di sillabe, dove solo una tantum, si carpiranno significati, parole note o si scopriranno parole nuove. Una performance sonora interattiva, in cui il pubblico potrà interagire donando la sua voce, così da contribuire all’innalzamento di una cattedrale sonora che sia omaggio alle due Cattedrali di Taranto, quella del celebre Gio Ponti e quella più antica di Puglia dedicata a san Cataldo.

Sabato 14 maggio, sempre alle 19.00, il primo nome internazionale. Arriva Juan Sandoval, capace di lavorare e produrre con materie prime semplici, come argilla, pigmento, terra, fango, oggetti che fungono da strumenti di apprendimento collettivo per la comunità con cui va ad operare. La sua performance si chiama “Fare l’immateriale” e al centro ha il tema del fuoco, forza generatrice e al contempo distruttiva centrale nella città degli altiforni.  La performance consisterà nella cottura di manufatti di argilla, creati in un laboratorio svolto con gli abitanti di Città vecchia, all’interno di un forno temporaneo installato sul tetto. Seguirà un altro rito collettivo e apotropaico, con le letture notturne sul tema del fuoco, proprio intorno al forno provvisorio. 

L’intera edizione, che termina a metà giugno, gode del patrocinio del Comune di Taranto, dell’Istituto Superiore di Studi Musicali Giovanni Paisiello, e vede la partecipazione in partenariato dell’Ets Symbolum e dell’Aps Zero al Cubo. (Comunicato stampa)

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