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Taranto, in arrivo stangata sulla Tari?

Pubblicato il 18 Marzo, 2022

Allora per quale motivo si ipotizza che la Tari del Comune di Taranto possa aumentare?

La tassa sui rifiuti può aumentare. Attenzione, non c’è nulla di ufficiale, ma il rischio è concreto. Da un paio di settimane, intanto, l’agenzia regionale (Ager) ha ricevuto dall’Amministrazione comunale di Taranto i dati relativi al costo del servizio per il ciclo dei rifiuti (pulizia, raccolta trasporto e conferimento in discarica o negli impianti di compostaggio o di preselezione). Questo, già da un paio d’anni, prevede la legge. In un secondo momento, sarà proprio la stessa agenzia a certificare (in gergo a validare) i dati inviati dal Municipio.

Che, attraverso la direzione Tributi, determinerà tutte le tariffe per le famiglie e per le attività commerciali. Categoria per categoria, anzi tipologia per tipologia. L’Ager, dunque, sta valutando il Piano economico – finanziario presentato dal Comune ed elaborato in virtù dei dati presentati da Kyma Ambiente ovvero dall’Amiu così come, a Taranto, è comunemente più nota.

taranto

Questi, i fatti. Sin qui, la cronaca riportata in estrema sintesi. Ma allora per quale motivo si ipotizza che la Tari del Comune di Taranto possa aumentare? Semplicemente in considerazione dal fatto che, da quel che risulta alla «Gazzetta», i costi sarebbero lievitati. Si badi bene, però, che i dati all’esame dell’Ager sono riferiti al 2020. È la legge, del resto, che impone di determinare le tariffe in base alle spese sostenute nel biennio precedente. Dunque, da quel che si apprende in ambienti vicini all’Amministrazione comunale, i costi del 2020 rispetto al 2019 sarebbero incrementati.

A questo, poi si aggiunga che già l’estate scorsa (era il 31 luglio) il Consiglio comunale avrebbe dovuto apportare un aumento per compensare i maggiori costi del servizio riscontrati da Amiu e Comune e confermati dall’Ager. In quell’occasione, però, l’opposizione insieme a «pezzi» dell’ormai ex maggioranza impedirono che in aula ci fosse il numero minimo di presenti previsto per approvare la delibera (17). Quello «strappo», fu il prologo di quello che poi accadde il 16 novembre scorso con le contestuali dimissioni di diciassette consiglieri comunali e il relativo scioglimento dell’Amministrazione Melucci.

Cenni politici a parte, per dirla brevemente, Palazzo di città si porta dietro i (mancati) aumenti del 2019 – non votati l’anno scorso – a cui potrebbero aggiungersi quelli, pare inevitabili, del 2020 da applicare quest’anno (2022). Peraltro, nell’ultimo quinquennio, solo in un paio di circostanze, il Consiglio ha dato il via libera a (lievi) incrementi della Tari, ma nella stragrande maggioranza dei casi le tariffe sono rimaste sostanzialmente inalterate.

E questo, nonostante i Revisori avessero ricordato agli amministratori che, in media, mancavano all’appello un paio di milioni di euro e che, inoltre, per legge, i proventi della tassa sui rifiuti devono (in realtà, dovrebbero) coprire al 100 per cento i costi del servizio. Intanto, il commissario Cardellicchio attende di avere tutti i dati disponibili per varare il Bilancio di previsione. C’è tempo, considerata la proroga, sino al 31 maggio. Ma, anche qui è facile ipotizzarlo, si tratterà di una manovra con poche spese per opere pubbliche. Obiettivo, non mandare in stress il bilancio da consegnare al prossimo sindaco. Probabilmente, sarà scarso (per non dire inesistente) il ricorso a dei nuovi mutui, salvo quelli in cui c’è un cofinanziamento.

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