Pubblicato il 19 Giugno, 2022
Inaugurata a Reggio Calabria l’opera dal titolo “ll dono” che raffigura il giovane cestista scomparso prematuramente
Trentasei anniversari da quel maledetto 18 giugno del 1986 quando Reggio Calabria e il mondo dello sport italiano affrontarono una delle prime grandi tragedie legate alla morte di un giovane, brillante atleta.
Massimo Mazzetto aveva solo 21 anni quando venne ingaggiato dalla Pallacanestro Viola. La squadra più importante della città di Reggio Calabria che in quel periodo non aveva ancora conosciuto l’Olimpo del mondo del calcio. Mazzetto disputò 30 partite con la casacca neroarancio e al termine della stagione non vi erano più dubbi: Massimo Mazzetto era ormai considerato una delle promesse più talentuose del basket italiano.
Poi, l’impensabile. La sera del 17 giugno del 1986 Massimo si trovava in centro città insieme ad alcuni amici quando, per evitare un autobus che arrivava in direzione opposta, fece un salto da un muretto. Il cestista cadde da un’altezza di 9 metri. La corsa in ospedale, un intervento chirurgico disperato e la morte avvenuta per arresto cardiaco il giorno dopo.
Una morte che destabilizzò la città di Reggio Calabria e lo sport italiano. A raccontare quanto realmente la scomparsa di Mazzetto segnò la città è Rossella, quella che all’epoca era una giovanissima tifosa 13enne della Viola.
Avevo solo 13 anni quando venne a mancare Massimo. Ricordo che con le mie amiche lo “seguivamo” ovunque. La madre della mia compagna di banco era la professoressa che aveva poi diffuso il suo tema. Appreso dell’incidente, siamo stati in ospedale. Quella notte era davvero colmo di tifosi e amici. Poi la morte. Posso dire che è stata una delle mie prime tragedie da adolescente, poi tifosa. Non mi davo pace, Massimo era un gran talento ed un ragazzo eccellente. Un idolo della mia gioventù.
In occasione dell’anniversario della sua morte, a Reggio Calabria è stata inaugurata l’opera dal titolo “Il dono“.
Foto: Pallacanestro Viola
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