Pubblicato il 9 Dicembre 2022
È cresciuta fino ai 14 anni con il cognome della madre, non sapendo quasi niente del suo padre biologico. Finché un giorno, durante un litigio in casa tra la mamma e il nuovo compagno che l’ha riconosciuta, la ragazza scopre l’identità del suo vero padre.
E’ un imprenditore milionario della zona di Treviso, morto nel 2019 e che avrebbe contribuito economicamente e in segreto alla crescita della ragazza.
Ora la madre della 14enne vuole avviare una causa per riconoscimento della paternità, pronta anche a portare in tribunale il test del Dna già effettuato che confermerebbe il fatto che l’imprenditore era il padre biologico della ragazza, della quale non sapevano nulla neanche i famigliari dell’imprenditore.
La relazione tra la madre della 14enne e l’imprenditore sarebbe nata nella sua azienda, dove la donna, oggi 56enne, lavorava come segretaria. Il rapporto con l’uomo, già sposato e padre di due figli, sarebbe andato avanti a lungo, finché nel 2008 è nata la bambina, per la quale l’imprenditore avrebbe promesso di garantire ogni necessità economica:
“Il suo non era solo un mantenimento economico – spiegano gli avvocati Antonino Castorina e Giuseppe Idà, che assistono la 14enne e sua madre – ma anche morale. Finché è stato in vita ha frequentato regolarmente la figlia ed è stato sempre presente nei momenti importanti, come ad esempio il battesimo”.
L’uomo è morto nel 2019, cioè “prima che potesse decidere di riconoscere la figlia che sapeva essere sua – dicono gli avvocati – come confermato dal test del dna effettuato quando la nostra assistita era incinta della bambina. Un esame che ha dato un esito inconfutabile sulla paternità e che siamo pronti a portare dal giudice”.
Negli ultimi tre anni, la donna si è sposata e il suo nuovo compagno ha riconosciuto la ragazza, ma quando il segreto è stato scoperto, i legali spiegano che dalla famiglia dell’imprenditore non c’è stata alcuna apertura:
“I familiari hanno negato di essere a conoscenza della relazione con la signora, né che alcun conoscente abbia mai fatto parola di questo con la moglie o le figlie”.
Alla donna non è rimasto altro che rivolgersi al tribunale, pur temendo che per sua figlia sarebbe stato un passaggio doloroso: “Avremmo voluto risparmiarle il peso dell’iter giudiziario, e soprattutto per evitare di chiedere la revoca della potestà genitoriale dell’uomo che l’ha riconosciuta e che le vuole bene. Passaggio obbligato per procedere con la causa. Ma è giusto che la ragazzina entri nell’asse ereditario dell’imprenditore”.