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Ucraina

Ucraina e Usa compatti: “No al cessate il fuoco proposto dalla Cina”

Pubblicato il 21 Marzo, 2023

La visita di Xi Jinping a Mosca è entrata nel vivo.

Le consultazioni tra il leader cinese e il suo omologo russo Vladimir Putin proseguono all’indomani del faccia a faccia informale tra i due presidenti, nel giorno dei colloqui ufficiali e della firma degli accordi commerciali. 

Il colloquio di lunedì 20 marzo è stato il primo di una serie di discussioni che i due leader affronteranno nel corso dei tre giorni che Xi trascorrerà nella capitale russa. 

All’indomani del primo incontro, durato quattro ore e mezzo, con il presidente russo, Xi ha avuto un faccia a faccia con il primo ministro russo, Mikhail Mishustin: colloqui “molto seri” con “un approfondito scambio di opinioni”, li ha definiti il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, durante i quali Putin si è detto pronto a discutere la proposta cinese per una soluzione politica della guerra in Ucraina. Già durante il faccia a faccia con il suo omologo e “amico” cinese, Putin ha promesso di “studiare con attenzione” il piano di “pace” o documento programmatico di 12 punti, con cui la Cina promuove il rispetto della “sovranità di tutti i paesi” per garantire pace e stabilità in un mondo multipolare. Principalmente nei paesi in via di sviluppo e nel Sud globale verso cui Pechino sta indirizzando il proprio interesse, per promuovere una forte retorica anti-americana. Retorica condivisa con Mosca.  

Xi non può che aspettarsi da Putin un riconoscimento generico ai principi espressi dal documento cinese, che è stato respinto dalla maggior parte dei governi occidentali, mentre Kiev lo ha accolto con cautela, probabilmente per evitare di alienarsi Pechino. E questo nonostante la Cina non abbia mai condannato l’invasione russa in Ucraina. 

Il viaggio di Xi viene osservato con grande attenzione dal mondo. Secondo gli analisti, è però improbabile che gli sforzi di mediazione di Xi portino a una cessazione delle ostilità in Ucraina.

Pechino ha criticato quella che considera una campagna di pressione imposta dagli Stati Uniti contro la Russia chiedendo invece una mediazione “imparziale” del conflitto. Molti dei governi europei hanno sostenuto che le proposte della Cina sono rimarchevoli per quanto riguarda i grandi principi, ma scarse e carenti nell’individuare delle soluzioni pratiche. Insomma, un 

La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno affermato che le proposte della Cina non farebbero altro che consolidare la “conquista della Russia” e permettere al Cremlino di preparare una nuova offensiva. “Non appoggiamo le richieste di un cessate il fuoco in questo momento”, ha dichiarato lo scorso 17 marzo il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale John Kirby. 

Chiusura totale, quindi. Gli Stati Uniti hanno fatto sapere di respingere l’idea di una proposta di cessate il fuoco derivante dal summit di Mosca, che per Washington servirebbe a ratificare le conquiste russe in territorio ucraino e a congelare la guerra alle condizioni volute da Mosca. Per il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, la visita di Xi a Mosca fornisce una “copertura diplomatica” alla Russia per continuare a perpetrare i crimini di guerra e lascia intendere che la Cina non ritenga Putin responsabile dei crimini commessi in Ucraina.

Alle critiche degli Stati Uniti, ha risposto oggi l’Ucraina. Il portavoce presidenziale di Volodymyr Zelensky, Mikhailo Podolyak, ha affermato che Kiev è contraria a un cessate il fuoco perché ciò significherebbe protrarre il conflitto. 

“Traete le giuste conclusioni e non usate la parola “pace negli interessi della Russia”, ha aggiunto Podolyak. Affermazioni che rimarcano cautela e diffidenza per la visita di Xi a Mosca. Nel primo giorno del faccia a faccia tra Xi e Putin, il portavoce del ministero degli Esteri ucraino, Oleg Nikolenko, aveva detto che Kiev seguiva “da vicino” la visita del leader cinese nella capitale russa e gli aveva chiesto di “usare la sua influenza” sul capo del Cremlino, per convincerlo a mettere fine alla guerra. Rimane ancora incerto il colloquio telefonico tra Xi e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, di cui ha dato conto lo scorso 13 marzo il quotidiano statunitense Wall Street Journal. Dopo aver salutato Putin, il presidente cinese, fresco di terzo mandato ottenuto durante l’Assemblea nazionale del popolo, dovrebbe avere un colloquio con Zelensky, in quello che sarà il primo dialogo diretto tra Kiev e Pechino dall’inizio della guerra.

La posizione di Pechino sull’Ucraina ha attirato le critiche dei Paesi occidentali, secondo i quali la Cina starebbe tacitamente sostenendo l’intervento armato di Mosca. Pechino, tuttavia, ribadisce di non avere mai fornito armi alle parti in conflitto nella guerra in Ucraina, e ammonisce gli Stati Uniti a non puntare il dito contro la Cina.

La Nato presenta accusa più dure e dettagliate. Il segretario generale del Patto Atlantico, Jens Stoltenberg, sostiene che la Russia abbia chiesto armi alla Cina, ma al momento non ci sono prove che Pechino abbia fornito armamenti a Mosca. “Il nostro messaggio alla Cina è che non deve fornire queste armi alla Russia perché sarebbe un sostegno a una guerra illegale”, è la chiosa di Stoltenberg.

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