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Uffizi, nuova mostra virtuale sul prodigio della guarigione

Nuova mostra virtuale degli Uffizi. In 15 capolavori raccontano il prodigio della guarigione.

Pubblicato il 11 Giugno, 2020

Nuova mostra virtuale degli Uffizi. In 15 capolavori raccontano il prodigio della guarigione. Da Botticelli a Beato Angelico per arrivare dino a Rembrandt, un contributo a questo periodo difficile e come ha sottolineato il direttore Schmidt “la guarigione ci ricorda i molti motivi per cui vale la pena vivere”. “Guarigioni miracolose. Malattia e intervento divino. L’arte interpreta il miracolo in opere dal Tre al Novecento” questo il titolo del nuovo percorso virtuale che la Galleria propone in questa delicata fase di ripresa dal lockdown. La mostra è realizzata con il coordinamento di Patrizia Naldini.

Ad aprire la mostra virtuale la scena di miracolo della Beata Umilità polittico degli Uffizi dipinto da Pietro Lorenzetti intorno al 1335, dove si mostra il risanamento della gamba di un monaco che ne aveva rifiutata l’amputazione. Il gesto sembra prefigurare quello analogo dei due santi medici Cosma e Damiano nello scomparto di predella della pala di San Marco ora nell’omonimo museo fiorentino, una delle prove più alte della pittura dal Beato Angelico, anch’essa inclusa nell’ipervisione. 

Chini su una sorta di tavolo operatorio, Cosma e Damiano sostituiscono la gamba in cancrena del diacono Giustiniano con quella tolta ad un etiope seppellito nel cimitero di San Pietro in Vincoli. I santi medici, scelti come simbolici protettori spirituali dei signori di Firenze, compaiono di nuovo in una delle opere più belle del giovane Botticelli, la pala di Sant’Ambrogio, esposta nella galleria delle Statue e delle Pitture nella stessa sala dove si trova la celebre Primavera. Un disegno storicamente attribuito alla scuola di Raffaello raffigura uno dei miracoli più belli di Gesù, la guarigione del cieco nato, uno dei sette segni narrati nel Vangelo di Giovanni, mentre la

miracolosa potenza del gesto taumaturgico è espressa da un’incisione di Rembrandt e dal San Pietro guarisce gli infermi con la sua ombra, dipinto attribuito al francese Laurent de La Hyre: soggetto di cui Firenze vanta un illustre precedente quattrocentesco, l’affresco da Masaccio sulle pareti della Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine.

Laurent de La Hyre

La fine del viaggio nel prodigio della cura è affidata ad  Giovanni Colacicchi che nel 1943 nel pieno del secondo conflitto mondiale rappresenta con grande originalità un San Sebastiano non trafitto dalla consueta pioggia di frecce: a caratterizzare il martire, nel lavoro del pittore di origini anagnine, è invece un corpo seducente e perfetto, quasi un inno metafisico all’intangibilità dello spirito e della bellezza da parte del male.

Giovanni Colacicchi

“Ciò che vogliamo raccontare con ‘Guarigioni miracolose’ è la vittoria della speranza sulla sofferenza, sul male, sulla malattia – spiega il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt – lanciando un messaggio forte di sostegno alle tante persone che ancora sono in pericolo e a quelle che hanno passato momenti terribili durante la pandemia. L’esperienza della malattia fa parte della condizione umana e la guarigione ci ricorda i molti motivi per cui vale la pena vivere: è il miracolo inspiegabile che ci riempie di speranza e ci ricorda che dobbiamo essere grati per tutto quello che l’esistenza ci riserva”.

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