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Giro di usura a Napoli, Bruscolotti racconta il suo incubo: “Tutto iniziò così, quando entri nel vortice è difficile uscirne”

Pubblicato il 26 Ottobre 2022

Pochi giorni fa i carabinieri hanno eseguito 11 misure cautelari nei confronti di persone ritenute appartenenti o vicine al clan Volpe di Fuorigrotta, tra i quali anche un carabiniere, con l’accusa di usura. In questo vortice è finito anche Giuseppe Bruscolotti, difensore del Napoli di Maradona, a cui cedette la fascia di capitano.

Così iniziò l’incubo di Bruscolotti

Tutto iniziò nel 2011 quando una conoscente di Bruscolotti, titolare di un’agenzia di viaggio, chiese un prestito ad Antonio Volpe, uno dei principali esponenti del clan.

La donna non riuscì a ripagare il debito, quindi chiese a Bruscolotti di farsene carico. Pochi mesi dopo anche l’ex calciatore si trovò in difficoltà dopo che il suo ristorante, “10 maggio 1987”, andò in crisi.

Bruscolotti chiese quindi un prestito di 65.000 euro, con l’obbligo di versare 2.400 o 2.600 euro al mese. Iniziò a ripagare quel debito a fronte di enormi sacrifici, ma con l’avvento del Covid risultò sempre più difficile onorare il pagamento alla fine di ogni mese.

“Abbiamo difficoltà di sopravvivenza – si giustificò l’ex capitano azzurro in un’intercettazione con uno dei figli di Volpe – qui è tutto fermo, tra un po’ iniziano i suicidi”.

Il “trattamento di favore” e l’amarezza di Bruscolotti

Dinanzi ai ritardi di Bruscolotti il clima divenne sempre più pesante e gli esponenti del clan “suggerirono”, in segno di rispetto, di venire quanto meno a salutare di tanto in tanto Antonio Volpe.

Come spiega Gennaro Carra, uno dei collaboratori di giustizia, Volpe gli rivelò che aveva applicato come interesse “solo” il 20% come trattamento di favore all’ex capitano del Napoli. In realtà, secondo quanto calcolato dagli inquirenti, Bruscolotti ogni anno corrispondeva un tasso di interesse superiore al 40%.

Bruscolotti, intervistato da Repubblica, ha commentato con amarezza la triste vicenda che l’ha colpito in prima persona: “Purtroppo quando gli affari vanno male capitano situazioni del genere. Certo, col senno di poi è facile dire che sarebbe stato meglio non farlo. Quando entri in questo vortice fai fatica ad uscirne.

Ma non lancio appelli, ognuno si assume le sue responsabile ed è quello che ho fatto anche io, come sempre nella mia vita”.