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Caso Yara Gambirasio, si della Cassazione al riesame delle prove contro Bossetti. Perché il processo si potrebbe riaprire

I legali di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo con sentenza definitiva dal 2018 per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio

Pubblicato il 20 Maggio, 2023

I legali di Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo con sentenza definitiva dal 2018 per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio, potranno esaminare di nuovo i reperti del caso.

E’ stato accolto dalla Cassazione, con rinvio per nuove esame davanti alla Corte di Assise di Bergamo, il ricorso della difesa di Massimo Bossetti – condannato per l’omicidio della 13enne Yara Gambirasio – in materia di indagini difensive funzionali.

La Prima Sezione ha annullato con rinvio l’ordinanza del 21 novembre 2022 della Corte di assise di Bergamo, che, in sede di esecuzione, aveva negato alla difesa di Bossetti il diritto di accedere ai reperti confiscati ai fini dello svolgimento di indagini difensive in vista dell’eventuale revisione del processo.

Gli avvocati dell’ergastolano potranno vedere sia gli indumenti indossati dalla 13enne uccisa nel 2010 sia i 54 campioni di Dna trovati sulla ragazzina.

La prima sezione della Corte di Cassazione ha, infatti, accolto il ricorso degli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini annullando l’ordinanza della Corte d’Assise di Bergamo, che lo scorso 21 novembre aveva negato l’accesso ai reperti confiscati, tra i quali i 54 campioni di Dna trovati sugli indumenti della ragazzina uccisa nel novembre del 2010. Sarebbe questa la prima volta, dall’apertura del caso, che la difesa prende visione dei reperti.

Gli avvocati della difesa sperano che da questo si possa imbastire una richiesta di revisione del processo; dopo la ricognizione, infatti, se verrà fatta richiesta, la Corte d’Assise dovrà esprimersi sulla possibilità e l’utilità pratica di nuovi accertamenti tecnici.

“Dimostreremo l’innocenza di Bossetti”

L’avvocato Salvagni, raggiunto dal Quotidiano Nazionale ha dichiarato: “Non posso che essere molto soddisfatto, a questo punto la difesa può finalmente iniziare un percorso per dimostrare che quel Dna di Ignoto 1 non appartiene a Massimo Bossetti”.

La difesa di Bossetti già a partire dal 2019, aveva chiesto di vedere, oltre alle provette con 54 campioni di Dna, anche gli slip, i leggings, la biancheria, le scarpe e tutto quello quello che Yara indossava il 26 novembre del 2010 su cui sono state trovate o si potrebbero trovare tracce biologiche dell’assassino. La prima decisione del tribunale di Bergamo consentiva alla difesa una ricognizione non invasiva, ovvero, senza contatto con i reperti, alla presenza della polizia giudiziaria.

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