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Yara Gambirasio, sparito il Dna di “Ignoto 1” che inchioda Bossetti. Indagato giudice

L’unico elemento per trovare l’assassino di una tredicenne era una traccia di Dna maschile, trovato sul suo corpo, in particolare sugli slip e sui leggings. Il Dna aveva permesso di risalire al nome dell’omicida, per mezzo del suo profilo genetico. Ora però quel Dna, chiamato convenzionalmente Ignoto 1, non è più disponibile. Yara Gambirasio scomparve Il 26 novembre del 2010, è stata ritrovata senza vita tre mesi dopo.

Pubblicato il 31 Marzo, 2022

L’unico elemento per trovare l’assassino di una tredicenne era una traccia di Dna maschile, trovato sul suo corpo, in particolare sugli slip e sui leggings. Il Dna aveva permesso di risalire al nome dell’omicida, per mezzo del suo profilo genetico. Ora però quel Dna, chiamato convenzionalmente “Ignoto 1”, non è più disponibile. Yara Gambirasio scomparve Il 26 novembre del 2010, e fu ritrovata senza vita tre mesi dopo.

Yara Gambirasio: gli indagati per quanto accaduto al Dna Ignoto 1

La Procura di Venezia indaga da mesi su un giudice e una funzionaria del tribunale di Bergamo, con l’ipotesi di frode in processo e depistaggio. Il procuratore aggiunto Adelchi D’Ippolito, cui è affidato il fascicolo, ha iscritto nel registro degli indagati il presidente della Prima sezione penale del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, e la funzionaria responsabile dell’Ufficio corpi di reato, Laura Epis. Nei mesi scorsi, i due hanno ricevuto l’avviso di proroga dell’indagine. Massimo Bossetti, dopo la condanna definitiva all’ergastolo per aver ucciso Yara Gambirasio, vuol chiedere una revisione del processo: ha presentato una denuncia, perché il caso sia riaperto. Peraltro, il muratore di Mapello si è sempre dichiarato innocente.

Yara Gambirasio: che fine ha fatto il Dna

Il Dna rinvenuto era conservato in cinquantaquattro campioni, ma la traccia non è più utilizzabile, perché “definitivamente esaurita”. Secondo la denuncia presentata uno dei legali di Bossetti, l’avvocato Claudio Salvagni, i campioni sarebbero “prima scomparsi e poi ricomparsi”, con l’ipotesi che siano stati conservati “in modo tale da farli deteriorare”.

L’articolo 375 del codice penale punisce un pubblico ufficiale “con la reclusione da tre a otto anni” se “al fine di impedire, ostacolare o sviare un’indagine o un processo penale” modifica un corpo di reato. La situazione peggiora se “il fatto è commesso mediante distruzione, soppressione, occultamento, danneggiamento, in tutto o in parte (…) di un documento o di un oggetto da impiegare come elemento di prova” e la pena diventa più severa.

Yara Gambirasio, danneggiamento dei campioni: sarà archiviazione?

Sulla base delle verifiche poste in essere a Venezia in merito a quanto accaduto a Bergamo ai campioni di Dna, secondo indiscrezioni, l’inchiesta dovrebbe essere prossima a essere conclusa, senza che emerga alcuna prova di comportamento doloso. In assenza della volontà di alterare le prove, sarà chiesta l’’archiviazione del fascicolo e Bossetti potrà opporsi, ove è competente il giudice del tribunale di Venezia.

Il legale: “Pendono altri due ricorsi in Cassazione per ottenere l’autorizzazione a riesaminare quei reperti”

Queste le parole dell’avvocato Salvagni: “Pendono altri due ricorsi in Cassazione per ottenere l’autorizzazione a riesaminare quei reperti, che però ancora non sappiamo in che condizioni siano e che tipo di danni possano aver subìto trasferendoli dall’ospedale San Raffaele, dove erano custoditi inizialmente, ai magazzini dell’Ufficio corpi di reato. L’obiettivo della denuncia di Bossetti è proprio di sapere se sono ancora utilizzabili o se qualcuno, magari interrompendo la catena del freddo indispensabile per la buona conservazione dei campioni, abbia compromesso per sempre la possibilità di effettuare dei nuovi studi sul Dna di ‘Ignoto 1′”.

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