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“Gli youtuber non hanno chiamato i soccorsi per il bambino, la mamma e la sorellina”

Pubblicato il 22 Giugno 2023

Il 14 giugno scorso a Casal Palocco nessuno dei cinque ragazzi sulla Lamborghini ha telefonato per richiedere subito l’intervento dei soccorsi per il bambino, la mamma e la sorellina ancora bloccati nella Smart dopo l’impatto

Una novità nelle indagini che emerge proprio nel giorno dei funerali del piccolo Manuel, 5 anni, celebrati in forma riservata in una parrocchia di Roma sud, con la partecipazione dei genitori e dei parenti più stretti.

Un comportamento che sarà valutato nel prosieguo delle indagini. 

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Di spalle Vito Loiacono, uno degli youtuber sul Suv che ha ucciso il piccolo Manuel, mentre riprende il parapiglia fra i suoi colleghi e i papà degli amichetti della vittima 

Per sciogliere i molti dubbi che ancora resistono sull’omicidio stradale del piccolo, i magistrati si sono inoltre affidati all’ingegner Lucio Pinchera, l’esperto di ingegneria forense che nel 2020 con la sua perizia di parte civile sconfessò il figlio del regista Paolo Genovese, Pietro, sulla velocità alla quale viaggiava la notte in cui travolse a corso Francia Gaia von Freymann e Camilla Romagnoli (93 km orari contro i 60di cui parlava la difesa del guidatore). Pinchera ha ora due mesi di tempo per rispondere al maxi quesito del pm, ricostruisce il Corriere.

L’interrogativo al quale l’ingegnere deve rispondere è ampio e dettagliato. Riguarda essenzialmente tre punti: il primo, cruciale, è la direzione di marcia delle due vetture coinvolte, ossia la city car con Elena Uccello e i due figli, e la Lamborghini Urus guidata dallo youtuber Matteo Di Pietro. Quale delle due aveva la precedenza? Il secondo interrogativo interpella l’esperto sulla velocità di marcia delle vetture. A quanto viaggiavano veramente? Infine, c’è un terzo aspetto da sciogliere: Di Pietro, protagonista dei Theborderline, stava utilizzando lo smartphone al momento dello schianto nonostante fosse al volante? Quesiti complessi in una vicenda che nasconde una forte conflittualità fra le parti (basti pensare al contrasto sulla velocità e sulla precedenza), ma anche basilari per affrontare in futuro il processo penale.

Per l’accusa il 20enne andava a circa 110 chilometri orari mentre la difesa del ragazzo ammette sì la violazione del limite di 30 km/h, ma con la Lamborghini che non avrebbe mai superato gli 80. Forse perché Di Pietro, neopatentato con meno di tre anni di esperienza alla guida, per legge non avrebbe potuto andare oltre i 90 all’ora. In parallelo si attendono i risultati delle analisi sui supporti informatici. 

Anche in questo caso occorreranno settimane, e anzi i tempi potrebbero dilatarsi nel caso in cui gli investigatori si trovassero davvero alle prese con contenuti cancellati. E mentre ieri pomeriggio due tecnici, non si esclude incaricati dalla Procura, hanno effettuato un sopralluogo all’incrocio dove è morto Manuel utilizzando un drone e un odometro per stabilire la velocità dell’Urus.

Lo zio del bambino è intervenuto per la prima volta sull’accaduto, esortando a “non generare odio nell`odio, ma non posso parlare di perdono ora”.

“Per noi è un calvario – ha detto ieri a La vita in diretta su Rai Uno – Quei ragazzi erano in balia di sé stessi, tendono a minimizzare le cose. Io c’ero, erano 4 sbandati e non avevano ancora capito l’entità di ciò che avevano fatto2.