“Ma è possibile che tutta la cattolicità vi viene fuori quando canta Achille Lauro? Scandalizzatevi per altro e fatevela una risata ogni tanto!” A fare questa affermazione è don Carmelo La Magra, l’ex parroco di Lampedusa e attualmente sacerdote a Racalmuto (AG), che invita a preoccuparsi dal suo profilo facebook, dei problemi veri.
Achille Lauro, nella prima serata del Festival di Sanremo 2021 è stato il primo a esibirsi. E come sempre l’esibizione dell’artista romano tende a fare scalpore. E’ salito sul palco dell’Ariston a petto nudo con indosso solo dei pantaloni di pelle – cantando Domenica, e accompagnato da un sorridente coro gospel.
Quello che ha scatenato la rabbia di tanti cattolici è stato il gesto finale del suo show quando ha inscenato un battesimo facendosi cadere dell’acqua sul volto da una grande conchiglia.
Un gesto ritenuto da tanti inammissibile ma non da don La Magra che spiega all’Adnkronos “Non vedo alcun messaggio blasfemo in quello che ha fatto. Forse è il segno che la nostra cultura è talmente pervasa dalla fede cristiana che non riusciamo a non declinare i messaggi che vogliamo dare se non attraverso i segni della fede”.
Anche i Papaboys difendono Achille Lauro. “Achille Lauro non si tocca. Il satanismo è altro“, questo il commento all’Adnkronos di Daniele Venturi, leader dei PapaBoys che poi aggiunge: “Lauro è più evangelizzatore dei preti di oggi“.
Don Carmelo spiega però che “alla fine tutti coloro che lo contestano non stanno facendo altro che diffondere il suo messaggio. Certo è “un’esagerazione anche la posizione dei Papaboys che lo difendono – dice il sacerdote che aggiunge – il suo scopo non è evangelizzare. E’ un artista che nella musica e con le sue esibizioni comunica messaggi che possono essere condivisibili o meno”.
“E’ più sacrilego avere le doppie vite, – rincara la dose don Carmelo – non occuparsi di chi ha bisogno e poi manifestare esteriormente la propria fede, essere ipocriti. E’ sacrilego giudicare gli altri“.
Secondo don Carmelo sarebbe il caso di scandalizzarsi “per il trattamento riservato ai migranti – conclude il prete di Racalmuto – ‘Quello per chi è credente è un sacrilegio che si consuma sulla carne di Cristo’ come ci ricorda Papa Francesco. La verità è che ci facciamo forti davanti a una canzone e quando siamo chiamati a fare scelte serie ci tiriamo indietro”.
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