“Quel respiro pesante, lo abbiamo riconosciuto subito”. Siamo in aereo, a novemila metri di altezza, il 12 aprile. Per caso, quattro infermieri si trovavano seduti davanti a un 32enne che respirava in modo strano: nella fila numero 16 di un volo Easy Jet. Il giovane è andato in arresto cardiocircolatorio. Lo hanno rianimato, con massaggio cardiaco e defibrillatore e dopo 10 minuti il suo cuore è tornato a battere. Il primario di Cardiologia di Chioggia, Roberto Valle, ha usato queste parole: “Le vite e i cuori si salvano ovunque, non solo in ospedale”. Quattro infermieri in servizio nel suo reparto hanno soccorso un 32enne, su un volo per la Francia. Il primario, “orgoglioso” del suo team, ha aggiunto che il gruppo “senza saperlo è passato da una corsia di lavoro all’altra”.
Ecco i nomi dei sanitari eroi: le infermiere Katia De Bei e Gina Valentino, l’operatrice socio-sanitaria Tiziana Cavallarin e l’infermiere Riccardo Baldo. Intendevano trascorrere una breve vacanza a Parigi, per il meritato riposo, come si legge sul sito della Ulss 3 Serenissima.
Era trascorsa circa mezz’ora dalla partenza, ma il ragazzo seduto dietro i sanitari russava in modo strano. Afferma Baldo: “Ci giriamo tutti e quattro verso il giovane. Poi ci scambiamo uno sguardo d’intesa. Quel respiro pesante lo riconosciamo subito, non è un normale ronfare del sonno”. Valentino si volta e si rivolge al 32enne: “Signore, Signore… Riesce a sentirmi? Si sente bene?”. Nessuna risposta: il ragazzo non è cosciente. Provano a svegliarlo, ma non ci riescono: il respiro è debolissimo.
Ecco che i sanitari si alzano e lo mettono disteso su tre sedili. Queste le loro parole: “Non sentiamo il polso, il respiro è debolissimo e capiamo che è in arresto cardiaco. Cominciamo a eseguire il massaggio cardiaco esterno, a mano, ma lo spazio è troppo stretto“. Un passeggero offre il suo aiuto e il giovane viene disteso in corridoio. De Bei gli strappa la camicia e viene reso visibile il torace. Valentino chiede all’assistente di volo defibrillatore e forbici, per eliminare del tutto gli indumenti. Cavallarin, intanto, spiega i fatti ai passeggeri.
Racconta ancora Baldo: “In quel momento lo diamo per perso, ma non ci diamo per vinti e continuiamo a eseguire il massaggio a mano, in attesa del defibrillatore. Io calcolo che siano passati una decina di minuti e il cuore ricomincia improvvisamente a battere“.
Poi, una volta ripresa conoscenza, è il giovane salvato a parlare: “Grazie e scusatemi, scusatemi di tutto”. Per lui c’è la maschera dell’ossigeno, mentre gli infermieri pensano a tenere sotto monitoraggio i parametri vitali e la pressione, fino all’atterraggio. A destinazione medici e infermieri del pronto intervento parigino prendono in carico il giovane, del quale i sanitari italiani non sanno più nulla: “ci chiediamo per tutta la nostra giornata a Parigi come sta. Anche al ritorno a Chioggia, la notte scorsa”. (foto Ulss 3 Serenissima).
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