Alfio Scandurra: addio all’ex rugbista amico degli asinelli

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Una malattia incurabile si è portato via Alfio Scandurra.

L’ex giocatore di rugby, 52enne, conosciuto per il suo impegno per l’ambiente e per la sua attività di trekking con gli asinelli, in particolare col suo amico di sempre Fiocco, è morto a Pordenone.

Non solo scrittore e blogger, ma anche giardiniere e specializzato nelle potature di alberi di alto fusto.

Proprio da un albero, poco più di un anno fa, Scandurra era caduto mentre stava lavorando, da quasi dieci metri di altezza. Dalla caduta ne era praticamente uscito illeso. Un vero e proprio miracolo, nonostante qualche livido e un busto che ha dovuto portare solo per un po’ di giorni. Appena rimesso in sesto, Alfio era ritornato di nuovo sugli alberi e continuava ad organizzare delle passeggiate con i suoi amati asinelli.

Nei controlli fatti per via dell’incidente, però, l’ex rugbista scopre di avere una macchiolina nel pancreas.

Una condanna a morte, visto che questo tipo di tumore lascia solo qualche chance di guarigione se preso proprio all’inizio. Grazie alla caduta accidentale, quindi, la diagnosi era stata molto precoce. Più passavano i giorni, però, più diminuiva l’illusione che quello della malattia fosse soltanto un brutto incubo.

Alfio ha affrontato le dure terapie fino all’ultimo, sperando di poter salvare la sua vita e di poter riabbracciare i suoi amati animali.

Ma il tumore, purtroppo, è stato più forte di lui e l’ha fatto spegnere, nelle scorse ore, nella sua amata città.

Lascia la mamma, la compagna, i fratelli Luca, Federico e Marco, oltre ai figli Fanny, Maria ed Elia.

In “Di asini e di boschi. Il mio ritorno al selvatico” uscito nel 2020 per Ediciclo editore, Alfio raccontava come la sua vita fosse cambiata semplicemente cambiando il modo di percorrerla, ovvero proprio con la camminata lenta e attenta ai dettagli, in compagnia dell’adorato Fiocco.

Il suo legame con l’animale si è basato da subito sul rispetto, sull’amicizia e sulla libertà, fuori dagli schemi rigidi della differenza di specie.

Insomma, Alfio aveva iniziato a vedere il mondo in modo diverso. A saper rallentare, a non darsi una meta, a “perdere tempo, perché il tempo senza aspettative dilata la nostra ricchezza interiore ancestrale”. 

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Redazione Nazionale

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