Caltagirone, il [Video] dell’operazione “sex indoor”: chiuse 4 case di prostituzione

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In data odierna, personale in servizio presso il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Caltagirone
– coadiuvato dalla Squadra Mobile di Catania e di Agrigento – ha dato esecuzione all’ordinanza
applicativa di 8 misure cautelari custodiali, di cui 2 in carcere e le altre in regime di arresti
domiciliari, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Caltagirone
, su
richiesta della locale Procura della Repubblica, per i reati di associazione a delinquere,
favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.


L’attività di indagine denominata “Operazione sex indoor” ha rivelato – mediante operazioni di
intercettazioni telefoniche ed ambientali – la presenza nel territorio calatino di una vera e propria
organizzazione, stabile, ben rodata, e con specifica ripartizione dei ruoli, in grado di reclutare donne
(per lo più straniere) e transessuali da destinare al mercato della prostituzione, garantirne la
collocazione in immobili siti in Caltagirone di proprietà dei due capi e promotori
dell’organizzazione nonché l’assistenza logistica, il trasporto e la pubblicità dell’attività di
meretricio mediante l’inserimento di annunci su siti di incontri: una sorta di servizio completo, a
pagamento, idoneo ad assicurare ingenti profitti.


Il materiale probatorio raccolto in sede di indagini preliminari, iniziate nel febbraio 2021, costituito
prevalentemente da intercettazioni, si compendia altresì in accertamenti bancari, pedinamenti,
appostamenti, immagini/video estrapolati dai sistemi di sorveglianza posti in corrispondenza dei
civici ove le vittime reclutate erano indotte a prostituirsi. Ed è proprio grazie a questa attività
investigativa che è stato possibile visionare il via vai di clienti da dette abitazioni e gli spostamenti
delle donne reclutate.
Nei confronti di alcuni degli odierni arrestati sono emersi ulteriori indizi di reato concernenti la
cessione di sostanze stupefacenti alle stesse meretrici nonché l’abituale commissione di attività di
natura illecita quali l’artigianale fabbricazione di armi, riciclaggio di denaro e truffe ai danni di
compagnie telefoniche e assicurative.

Ruolo di spicco nell’associazione è ricoperto da L. G. C. (indagato, tra l’altro, per estorsione ai
danni di un esercente di attività commerciale del luogo), coadiuvato nell’attività criminosa dalla
compagna B. A. e dal fratello L. G. A., anche quest’ultimo all’apice dell’organizzazione e anello di
collegamento con la criminalità catanese rappresentata da S. C. G., soggetto già condannato in
passato per gravi reati quali associazione a delinquere di stampo mafioso.
S. C. G., unitamente al correo agrigentino D. C. S., aveva il compito di reclutare prostitute ed
introdurle nel florido mercato calatino, inserito a sua volta nel più ampio mercato di “capitale
umano” organizzato a livello nazionale.


Secondo un collaudato sistema di rotazione, infatti, donne e transessuali giungevano a Caltagirone
ove venivano collocate per una/due settimane nei quattro immobili di proprietà dei due fratelli,
promotori dell’associazione, per poi essere destinate all’attività di meretricio gestita in altri territori,
anche al di fuori della Regione.

Con il ruolo di partecipe all’associazione, emerge anche la figura di M. G., che su indicazione di L.
G. C., eseguiva quotidianamente servizi di trasferimento da un luogo all’altro delle singole
prostitute, assicurando il soddisfacimento di ogni altra necessità, previo pagamento di cospicue
somme di denaro.


Ulteriori sodali all’associazione sono F. R. L. M. e G. S. C. J., che, oltre a svolgere attività di
prostituzione, si ponevano al servizio dei fratelli L. G. occupandosi del reclutamento di “colleghe” e
alle inserzioni pubblicitarie su siti di incontri quale “bakeka-incontri”, richiedendo per tale attività
ricariche poste-pay, riscontrate mediante mirati accertamenti bancari.
Considerato il notevole volume d’affari, attestatosi su circa 130.000,00 euro annui,
su richiesta di
questa Procura della Repubblica, il Giudice per le Indagini preliminari disponeva altresì il sequestro
preventivo di 4 immobili di proprietà degli indagati nonché il sequestro di altri beni per un valore
corrispondente al profitto del reato.

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Redazione Catania

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