“Ciao Moussa, che le feste in cielo siano più belle di quelle in terra”

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Moussa Thiam non c’è più. E’ andato via, portandosi dietro quel sorriso allegro e malinconico con cui capitava di incontrarlo certe sere al Mama Africa o da Gammazita, o in giro per Catania, città che amava visceralmente, e in cui era arrivato, trent’anni fa, da Dakar, lasciandosi alle spalle le esperienze segnanti del suo passato in Senegal. Nel ricordo degli amici, che ieri hanno “invaso” i social di messaggi di cordoglio, Moussa era “Zagazà”. “Anche se gli chiedevo cosa avesse mangiato a pranzo – ricorda Emanuele Di Giorgio, da tanti conosciuto come “Ciaudà” – “Moussa mi rispondeva: “Zagazà”. Credo non fosse nemmeno una parola senegalese, credo fosse una parola inventata da lui, non so. Ma era proprio bella, rassicurante, aveva un bel suono di libertà, Zagazà”. Emanuele, Moussa l’ha conosciuto dieci anni fa al Mama Africa: “Io suonavo, lui amava la musica, suonava le percussioni, abbiamo legato subito. Nel tempo siamo diventati come fratelli”.

Una figura “iconica”, “libera” e “indomabile”, Moussa, nel racconto di chi l’ha conosciuto, un uomo fuori dagli schemi, senegalese e catanese, fiero e fragile allo stesso tempo, sempre allegro, nonostante le difficoltà di una vita non priva di “inciampi”: “Sembrava uscito da un film di Johnny Depp – dice Emanuele con quel cappello rosso, quella giacca di pelle, quei vestiti colorati, quelle risate aperte e contagiose, quel portamento quasi onirico. L’ultima volta l’ho incontrato al Gammazita, accompagnato dal suo cane e dalla sua papera, che adorava come una figlia. Era felice di aver trovato un nuovo alloggio”.

E ancora, ricorda Emanuele, Moussa era animato da un profondo senso di giustizia: quando c’era da lottare per le cause giuste lo trovavi in prima fila, dietro agli striscioni, ad animare i cortei antirazzisti con le sue percussioni: “Era una persona impegnata e attiva – racconta Emanuele – partecipava alle manifestazioni, nel modo in cui gli riusciva meglio, suonando e ballando”.

Mancherà a tanti, Moussa. Mancherà a Mansour, a Valeria, a Daniele e ai tanti amici che ieri lo hanno salutato su Facebook, postando foto, ricordi, parole commosse. Come quelle di Valentina: “Fratello – ha scritto – mancherai a tutti noi. Hai regalato risate e balli a tutti, sempre con il cuore colmo di gioia”. O come quelle di Andrea: “Ciao amico, che le feste in cielo siano più belle di quelle in terra, che i deboli vengano sempre aiutati dai più forti, come facevi tu. Hai donato molto più tu a questa terra e a questa comunità che tanti personaggi illustri”.

Ciao Moussa. Zagazà.

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Max Paradiso

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