COLDIRETTI VENEZIA, L’AUMENTO DELLE MATERIE PRIME MANDA IN CRISI IL SETTORE ZOOTECNICO

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15.6.2021 – I prezzi dei prodotti base dell’alimentazione hanno raggiunto a livello mondiale il massimo da quasi dieci anni trainati dalle quotazioni in forte aumento per oli vegetali, zucchero e cereali. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti diffusa in occasione dei dati Istat sull’inflazione a maggio sulla base dell’Indice Fao dei prezzi delle materie prime agricole dello stesso mese. Si tratta – sottolinea la Coldiretti – del risultato di un anno di aumenti consecutivi con l’indice Fao che ha raggiunto un valore medio di 127,1 punti, che costituisce un incremento del 39,7 percento rispetto a maggio 2020.

A tirare la volata – precisa la Coldiretti – sono i prezzi internazionali dei cereali cresciti del 36,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, ma va anche segnalato il balzo del 10% nelle quotazioni della carne. Sono gli effetti delle manovre finanziarie sul cibo che stanno “giocando” senza regole sui prezzi delle materie prime agricole dove hanno provocato una grande volatilità impedendo la programmazione e la sicurezza degli approvvigionamenti in molti Paesi.

Con la pandemia da Covid – continua la Coldiretti – si è aperto uno scenario di riduzione degli scambi commerciali, accaparramenti, speculazioni e incertezza per gli effetti dei cambiamenti climatici che spinge la corsa dei singoli Stati ai beni essenziali per garantire l’alimentazione delle popolazione. La paura di non poter soddisfare i bisogni primari come il cibo ha convinto la stessa Unione Europea a lanciare una consultazione pubblica per raccogliere contributi dagli operatori, ma anche dalle autorità e dai cittadini per realizzare un piano finalizzato a conquistare l’autosufficienza alimentare.

L’emergenza Covid – rileva la Coldiretti – sta innescando un nuovo cortocircuito sul fronte delle materie prime, in particolare le proteiche che registrano un rilevante aumento – commenta Giovanni Pasquali  il direttore di Coldiretti Venezia – ma se questo rappresenta un segnale positivo per le aziende cerealicole che attendevano questa ripresa da anni, rappresenta un grave problema per le aziende zootecniche:  la razione alimentare di una bovina è aumentata del 30%, i costi di produzione di un litro di latte nell’ultimo semestre,  secondo Ismea,  sono cresciuti del 6%. Per un  litro di latte  l’allevatore, ben che vada, riesce a spuntare dalle industrie di trasformazione un prezzo che si mantiene costante, ma il più delle volte produce sotto costo. 

Nell’immediato – sostiene la Coldiretti – occorre garantire la sostenibilità finanziaria delle stalle affinché i prezzi a loro riconosciuti per latte e carne non scendano sotto i costi di produzioni in forte aumento per effetto dei rincari delle materie prime alla base dell’alimentazione degli animali. Proprio per i ritardi infrastrutturali in Italia – spiega la Coldiretti – si trasferiscono solo marginalmente gli effetti positivi delle quotazioni sui mercati internazionali che invece impattano molto più pesantemente sul lato dei costi per le imprese soprattutto impegnate nell’allevamento che stanno affrontando una grave crisi.

L’aumento delle quotazioni – sottolinea la Coldiretti – conferma che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza ma anche le fragilità presenti in Italia sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e creare nuovi posti di lavoro. “Per cogliere una opportunità unica abbiamo elaborato e proposto per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni” afferma il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini che invita a non trascurare nel Recovery plan le opportunità che vengono dalle campagne.

“Digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari dai cereali all’allevamento, dalla quarta gamma  fino all’olio di oliva sono – sottolinea Prandini – alcuni dei progetti strategici elaborati dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio del sistema Paese. Bisogna ripartire dai nostri punti di forza e l’Italia – conclude Prandini – è prima in Europa per qualità e sicurezza dell’alimentazione dove è possibile investire per dimezzare la dipendenza alimentare dall’estero”.

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Redazione Venezia 1

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