Nel 2021 gli hotel veneziani associati a Confindustria hanno registrato un indice di occupazione del -57%
rispetto al 2019. La ripartenza, secondo il Presidente della Sezione Turismo, passa da una più equa distribuzione degli aiuti stanziati dal Governo e dalla creazione di nuovi strumenti per la formazione dei lavoratori.
12.1.2022 – Nel 2021 le grandi città hanno registrato le maggiori perdite a livello
di presenze turistiche. I centri storici, secondo un’indagine dell’Istat sui primi nove mesi dell’anno
scorso, hanno subìto la più significativa riduzione della domanda rispetto allo stesso periodo del
2019 (-71% contro -38,4% della media nazionale), recuperando leggermente in comparazione al
2020 (+3,0%).
Per quanto riguarda l’ospitalità, come attesta l’osservatorio di Confindustria Alberghi, a Venezia
l’indice di occupazione degli hotel nel 2021 è sceso al -57% rispetto al 2019. Un dato in linea con
le altre città d’arte: Napoli (-43%), Firenze (-56,1%), Roma (-58%). “Dopo un Natale in calo e un
Capodanno sotto le aspettative – commenta il Presidente della Sezione Turismo di Confindustria
Venezia Salvatore Pisani – guardiamo con fiducia alle festività pasquali. Del resto, come ha
rilevato l’Istat, nei primi nove mesi del 2021 l’Italia è stata la prima in Europa per numero di
presenze turistiche e il Veneto tra le regioni più scelte dai clienti residenti. Questo ci fa ben
sperare”.
La ripartenza, sempre secondo Pisani, passa anche da una più equa distribuzione degli aiuti
stanziati dal Governo per il settore alberghiero. “I ristori, fino a ieri, erano previsti soltanto per le
aziende con un fatturato inferiore ai 5 milioni – sottolinea –. Un criterio che non solo penalizza gli
hotel di maggiori dimensioni, ma pone l’Italia in una condizione di svantaggio rispetto agli altri
Paesi che hanno sostenuto anche le strutture più grandi. In questa fase, ad esempio, si potrebbe
calcolare il contributo in base alla perdita del fatturato mensile sulla media degli ultimi tre anni –
propone Pisani –. Questo sistema permetterebbe di affrontare il periodo di bassa stagione con la
possibilità di programmare gli investimenti e di sviluppare nuovi segmenti di mercato”.
Nel frattempo, la cassa integrazione Covid è agli sgoccioli: “Ancora non abbiamo ricevuto
indicazioni su come procedere in futuro” aggiunge Pisani. “Nei prossimi mesi gli ammortizzatori
sociali continueranno ad essere indispensabili per salvaguardare l’occupazione. Intanto – conclude
– dobbiamo approfittare di questa fase per adeguare i profili professionali dei nostri dipendenti alle
mutate esigenze del mercato. Per farlo, però, servono strumenti innovativi, più agili rispetto agli
attuali e immediatamente disponibili da qui ai prossimi tre anni, ai quali attingere per riqualificare
il personale”.
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