“Non ceniamo qui”, coppia di turisti va via perché “la chef è nera”

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Un incredibile e triste caso di razzismo e maleducazione viene da Agrigento, dove una coppia di turisti di circa 60 anni è entrata in un locale, si è seduta per guardare il menu e poi se n’è andata via.

Cosa ha provocato una fuga così repentina dalla coppia? La causa è tanto triste quanto assurda: il colore della pelle della chef.

“La chef è nera? Allora andiamo via”

La triste vicenda ha avuto luogo nel ristorante “Ginger people&food” ad Agrigento, dove la coppia di turisti era entrata per mangiare. La turista 60enne ha chiamato una cameriera e le ha chiesto se la chef era nera e, ottenuta una risposta affermativa, se n’è andata insieme al marito.

L’episodio è stato raccontato da Carmelo Roccaro, presidente della cooperativa social Al Karhub e gestore del ristorante “Ginger people&food”.

Il locale è nato nel 2016 con l’obiettivo di dare lavoro a chi ha avuto un percorso di vita difficile e svantaggiato e vanta anche una discreta capienza: 30 coperti all’esterno e una terrazza con circa 50 posti.

La chef in questione è Mareme Cisse, originaria del Senegal e arrivata in Italia anni fa per ricongiungersi col marito. Mareme è un’abile cuoca e ha vinto anche diversi premi, fino a diventare campionessa mondiale di cous cous.

La lettera di Carmelo Roccaro

La vicenda, riportata da Il Giornale di Sicilia, ha profondamente toccato Carmelo Roccaro che ha deciso di scrivere una lunga lettera su Facebook alla turista, intitolata Lettera ad una sconosciuta: “Sei entrata di fretta, con il tuo compagno, capelli brizzolati, tagliati cortissimi “alla Sinéad”, donna nostrana sulla sessantina circa. Sei stata accolta con il sorriso dalla nostra Karima, addetta di sala, giovane ragazza di seconda generazione, grande lavoratrice, che ti ha fatto accomodare dove volevi tu.

Dopo qualche minuto ti ho visto alzare da tavola, disturbata, e dirigerti verso l’uscita. Ti sono venuto incontro per capire cosa stesse succedendo ma non mi hai degnato di uno sguardo e, alquanto seccata, non hai neanche risposto al mio saluto e sei andata via, così.

Karima mi guardava con gli occhi sgranati e a bocca aperta dicendomi “Dopo avere visto il menù la signora mi ha chiesto se per caso la proprietaria del ristorante fosse una signora neg…di colore. E alla mia conferma si è alzata dicendo che non voleva più cenare qui…”.

 

Nonostante il gesto inqualificabile, Roccaro con sorpresa ha ammesso di ammirare quella donna:Ma, ti sembrerà strano, ieri io ti ho anche ammirato. Ti ho ammirato perchè hai avuto la coerenza di dire quello che tante persone, concittadini, amici pensano ma non hanno il coraggio di ammettere. Non importa se si tratta di spazzatura, ma lo hai detto, hai fatto uscire quello che si nasconde dentro di te, sei stata, a tuo modo, sincera.

Perché, vedi, noi ci siamo proprio perché esistono persone come te, e non ci disturbano i commenti del tipo “ u vidisti? dintra a cucina su tutti nivuri” o i “negri!” urlati dalle auto in corsa davanti al nostro ristorante. Non ci disturbano e ci fanno sorridere perché li avevamo messi in conto e sapevamo che sarebbe stato difficile costruire una comunità diversa da questa in cui viviamo.
Quello che ci sorprende e ci addolora davvero è l’assenza della rete che doveva sostenere questo progetto rivoluzionario, degli intellettuali e di gran parte degli attivisti delle associazioni culturali di impronta progressista o del mondo cattolico, della cooperazione, degli “amici”.

Infine conclude la lettera con tanta amarezza, ma con la voglia di non mollare: “So che non ti farà piacere sapere che sebbene anche alcuni operatori turistici locali, magari per miseri interessi di bottega, alimentino lo stigma che portiamo sulla nostra pelle, viene a trovarci tanta gente da varie parti d’Italia e del mondo, molti ci dicono che hanno prolungato la permanenza in città solo per venire a conoscerci.

Ci invitano continuamente in Italia e all’estero per presentare il nostro progetto o far conoscere la nostra cucina, alcune università e giornalisti italiani e stranieri ne hanno fatto un esempio di buone prassi. Tutti ci fanno la stessa domanda: ma che ci fate qui? Beh, certamente ci siamo perché questa è la nostra città e per le tante persone che qui ci adorano, ma devo ammettere che adesso cominciamo ad interrogarci anche noi.

Certamente non stiamo riuscendo a cambiare il lato nero dell’anima di quelli come te ma forse stiamo facendo emergere quello, più subdolo e profondo, dell’anima di quegli altri. Senza rancore. Carmelo Roccaro”.

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Redazione Nazionale

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