Creare con l’argilla: l’antidoto antico e moderno ai tempi di crisi

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Creare con l’argilla: qual è il procedimento? Abbiamo interpellato in argomento Stella Lucente, artigiana ceramista, che al tempo del Coronavirus ha dovuto affrontare il nuovo scenario, quando le sue creazioni hanno incontrato gli acquirenti. Ora, le persone tornano a interessarsi al bell’oggetto decorato, creato a mano e non soltanto pensato dall’essere umano.

Creare con l’argilla: soluzioni e proposte nei momenti più neri

Come si procede? “Si parte dalla materia prima e dalla realizzazione della forma: si fa la prima cottura a 990 gradi, la decorazione, poi la seconda cottura… C’è tutta una serie di varianti, a seconda della tecnica utilizzata. La ceramica offre moltissime tipologie di realizzazione del pezzo finito: ogni terra ha il procedimento che maggiormente la caratterizza. Preferisco la tecnica del graffito, oppure della ceramica incisa. Si tratta di tante piccole azioni, che si vanno perdendo: è un peccato. Recuperarle e tenerle in vita ti permette di avere un lavoro che riesce a fronteggiare e superare anche la crisi. La concorrenza è scarsa e la creatività ti aiuta a trovare soluzioni e proposte, anche nei momenti più neri.”

Creare con l’argilla: dal terremoto alla pandemia

Si può dire che gli aquilani siano abituati a lavorare in tempi difficili? “L’emergenza è una realtà dalla quale non si è mai immuni. Con la mia attività ho superato anche il terremoto di L’Aquila. Ora, siamo di nuovo messi alla prova: pur avendo avuto diverse perdite in questi mesi, a causa del Coronavirus, ho comunque continuato a lavorare posticipando le consegne, che sto attuando ora che le restrizioni sono diminuite”.
Come ti piace lavorare? “Mi trovo spesso in solitudine, nel laboratorio: sono solitaria per indole. La difficoltà per me è stata appunto quella di tornare a relazionarmi con il mondo esterno, in maniera non virtuale. Ma è un problema che hanno avuto in molti, secondo quanto mi risulta. Per fortuna i clienti sono tornati ad ordinare, a ritirare… Sono loro la porta aperta sul mondo del mio laboratorio. E agli affezionati si è aggiunto qualche cliente in più, che in questi mesi ha avuto modo di conoscermi virtualmente“.

Creare con l’argilla: le strade intrecciate del maestro ceramista

Ricordi come tutto è cominciato? “Diventare una ceramista non è stato facile. E’ un sogno che si è realizzato, passando per strade veramente intrecciate. Ho fatto studi davvero diversi, seguendo i consigli di chi mi spiegava in che modo fosse più facile trovare lavoro… Ma piano piano, dopo aver colto le giuste occasioni, sono arrivata alla fine a fare quello che ho sempre desiderato. Eccomi nel ruolo che desideravo raggiungere: si tratta di lavorare e creare con le mani, mantenendo viva la tradizione e la storia della mia terra, cercando l’equilibrio tra il nuovo e l’antico. Il mio è un lavoro che ha una tale storia secolare, che a volte l’innovazione riesce soltanto a deturparlo, impoverirlo… Riesci a essere veramente innovativo soltanto sfuggendo l’innovazione nei processi produttivi, alla ricerca dell’unicità del pezzo, ottenuta con metodi lenti e di processi quasi arcaici: è ciò che dà oggi ancora senso a questo lavoro. Chiaramente un forno elettrico con programmi di cottura impostati ha preso il posto del forno a legna, il tornio elettrico ha sostituito quello a pedale… in più i nuovi sistemi di comunicazione permettono di entrare i un mercato più o meno virtuale e gestire gli ordini e le vendite con velocità e immediatezza. Così il cliente può vedere on line i tuo lavori, cercarti su WhatsApp, Messenger, Facebook… Farti partecipe della sua idea. Tu a distanza puoi già “mettere le mani in pasta” e aggiornarlo, anche durante i processi di realizzazione”.

Creare con l’argilla: il contesto e gli apprendisti

In quale contesto ti trovi a operare? “L’Italia è un Paese che non soltanto non premia chi rischia di suo per creare lavoro per sé e per gli altri, ma neanche lo tutela. Per reggere, in questi momenti difficili, devi essere prudente. Mestieri come il mio ti permettono di arrivare al risultato investendo poco e rischiando poco, reggendo così il colpo delle mancate entrate, anche quando esse si determinano all’improvviso. Ma le difficoltà non passano inosservate: parliamo di arti che, resuscitate da noi, finiranno per morire nuovamente, trascinando chi ha avuto il coraggio di riportarle in vita. Avere qualcuno in bottega a cui insegnare il mestiere è oggi un rischio economico e significa avvicinarsi al diritto del lavoro: non è sostenibile per un piccolo artigiano in tempi prosperi, figuriamoci in tempi difficili”.

Stella Lucente
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Isabella Lopardi

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