D’Arienzo (Pd): “Una compagine Intergruppo nella logica del Maggioritario vede il Pd subalterno”

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Un compatto intergruppo, formato da Pd, M5S, Leu, guidato da Giuseppe Conte: è questa una logica basata sull’attuale sistema Maggioritario, ma la direzione del Partito democratico ha votato il passaggio al sistema proporzionale, da attuare prima delle nuove elezioni.
Non manca chi, in Parlamento, tra i Dem si dissocia dall’alleanza con i Cinquestelle. Abbiamo interpellato in argomento il senatore veronese Vincenzo D’Arienzo (Pd), capogruppo alla commissione Trasporti.

I Dem, l’intergruppo e la riforma elettorale

Queste le sue parole. “E’ in gioco la funzione del Partito democratico nel sostegno a Mario Draghi. Ora sarebbe una cattiva idea ripercorrere il percorso sconfitto, nei numeri, in Parlamento. Dal 2013 sono tre i poli della politica italiana: Centrosinistra, Cinquestelle e Centrodestra. Ecco che la logica del bipolarismo, propria del sistema Maggioritario, viene meno: anche se il Movimento non può essere considerato una forza di centro (rispetto a come, tradizionalmente, il centro si caratterizza in Italia, ndr). Restano in alcune idee del M5S venature antipolitiche, su temi delicati. Una compagine nella logica del Maggioritario vede il Partito democratico subalterno degli alleati grillini, come dimostrano i sondaggi: è necessario neutralizzare questo stato di cose. Ha giocato l’aver dichiarato che il Governo Conte II fosse il migliore di tutti, il più progressista. Ora, rispetto al Maggioritario, la storia della Repubblica ci porta in una direzione diversa. Nella logica del Proporzionale bisogna ottenere il maggior consenso possibile, a prescindere dalle alleanze future. Non votare il sistema proporzionale prima delle elezioni sarebbe la più grave sconfitta per i Dem. Inoltre è una forma di violenza politica accorpare uno schieramento all’altro. La dinamica propria delle differenze tra partiti è frutto di un’evoluzione che li coinvolge da anni: non si cambia in una settimana“.

D’Arienzo: “la sfida tra i partiti finisce con il voto, poi si formano le alleanze”

E ancora: “In un confronto di tipo proporzionale c’è una sfida vera tra i partiti, ovviamente sui temi valoriali, stato di cose che va visto in maniera positiva. Sono sicuro che Matteo Renzi ci sfiderà su molti dei valori della sinistra e del centrosinistra, come ci sfideranno i Cinquestelle. Come detto, ragiono già nel sistema proporzionale: in quella modalità, dal punto di vista filosofico. Renzi fa il suo gioco, i Cinquestelle fanno il loro gioco, noi facciamo il nostro gioco e la decisione spetta agli elettori. Ma se il ragionamento ci porta al fatto che sono già stabilite le alleanze da intessere dopo le elezioni, il Pd finisce per mantenere un atteggiamento di subalternità. Io voglio sfidare sia Renzi, sui temi riformisti, sia i Cinquestelle sui temi progressisti, come se fossimo i peggiori avversari. Dopo il voto si vedrà, ma per adesso io devo tenere in mano il più elevato consenso possibile: sui temi cari al Pd, sulla nostra cultura. Non posso essere condizionato dal fatto che gli altri possano agire, perché in seguito è previsto il fatto che probabilmente faremo l’alleanza: ci penalizzerebbe troppo. E’ un dato palese: come detto, emerge dai sondaggi”.
In occasione del referendum del 1993, lo storico Raffaele Colapietra illustrò la contrapposizione tra la conformazione delle sale delle Camere inglesi, con banchi disposti in due file, uno schieramento di fronte all’altro, e quella delle sale che ospitano le Camere in Italia, di forma semicircolare: ecco visualizzata, appunto, la differenza tra Maggioritario e Proporzionale. Il dibattito, come si vede, è ancora in corso.

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Isabella Lopardi

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