“Emanuela Orlandi – le parole di Agca – era un fatto tutto vaticano ed é stata presa in consegna da alcune suore fin dall’inizio, ha compreso l’importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente. So di lei soprattutto grazie a un padre spagnolo che mi ha visitato in Italia e anche qui a Istanbul. Un uomo, un religioso, animato da una fede autentica, che conosce i misteri del mondo e che non mente”.
Agca, che oggi vive in Turchia insieme con la moglie italiana, ha già incontrato Pietro Orlandi nel 2010 durante una riunione segreta.
Nella lettera spiega anche quale fosse il coinvolgimento del Vaticano nel rapimento di Emanuela.
“Il premio per la mia collaborazione, che loro mi offrirono e che io pretendevo – aggiunge – era la liberazione in due anni. Io potevo essere liberato tuttavia solo a condizione che il presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite”.
Pertini, però, sottolinea Agca, “non era manovrabile”.
“I rapimenti di Emanuela e di Gregori – conclude – furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini del Servizio segreto vaticano vicinissimi al Papa. La trattativa pubblica era ovviamente una sceneggiata ben orchestrata da pochi alti prelati operanti all’interno dei servizi vaticani”.
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