Emilia-Romagna e Veneto avanti insieme, tanti i progetti comuni finanziati dal PNRR.
Far ripartire il percorso dell’autonomia differenziata: dopo quattro anni di lavoro e mentre la pandemia pare allentare la propria morsa, sono mature le condizioni per riprendere in mano il progetto. Una volontà comune espressa a Venezia in un vertice nella sede della Regione tra Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, e Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.
Due Regioni confinanti, con progetti in comune e temi da affrontare in una logica di area vasta, soprattutto nella fase che si sta aprendo, con i fondi del PNRR e un grande piano di investimenti pubblici da realizzare, per far ripartire il Paese.
Durante l’incontro è stata ribadita la richiesta al Governo di riattivare il percorso con la Legge quadro sull’Autonomia, in modo da garantire la cornice entro la quale ogni singola Regione può portare avanti le rispettive istanze, col pieno coinvolgimento del Parlamento e assicurando i medesimi Livelli essenziali delle prestazioni in tutto il Paese.
-Autonomia differenziata
Ci sono le condizioni per riattivare il percorso e riprendere in mano il progetto di autonomia differenziata, pur nelle differenze delle proposte presentate dalla Regioni (l’Emilia-Romagna ha chiesto la gestione diretta di 15 competenze, il Veneto di tutte e 23 quelle possibili). Nel pieno rispetto della Costituzione e di quanto previsto all’articolo 116, comma 3.
Si riparta dai due punti acquisiti: le pre-intese siglate da Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna con il Governo Gentiloni nella scorsa legislatura e l’idea della “legge quadro”, già esplorata con l’ex ministro Francesco Boccia, e da condividere ora col Governo e la ministra Mariastella Gelmini.
Questo permetterebbe di non disperdere il lavoro fatto fin qui e di codificare una procedura nazionale per tutte le Regioni, anche quelle che già avevano manifestato analogo interesse all’ottenimento dell’autonomia differenziata secondo quanto previsto dalla Costituzione. E, non meno importante, assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento.
Così come delle Regioni stesse: altrettanto importante sarebbe infatti valorizzare il ruolo della Conferenza Stato-Regioni, anche ipotizzando di inserire in Costituzione il suo coinvolgimento nel percorso relativo all’autonomia differenziata.
-Rinaturazione del Po
E’ un maxi progetto finanziato dal PNRR e che prevede interventi urgenti per riqualificare l’ecosistema fluviale, ridurre il rischio idraulico e idrogeologico, migliorare lo stato ecologico e tutelare ecosistemi e biodiversità.
Finanziato con 357 milioni di euro, il 16 novembre scorso è stato siglato l’Accordo interistituzionale fra il ministero della Transizione ecologica, Regioni, Autorità di Bacino del Po e Aipo. Il cronoprogramma prevede il Programma d’azione entro marzo, l’aggiudicazione degli appalti entro dicembre 2023 e il fine lavori entro giugno 2026, entro cioè i tempi fissati dall’Unione europea per il corretto impiego dei fondi.
Riforestazione, rinaturazione, riqualificazione di rami fluviali abbandonati. Per le Regioni del Bacino Padano si tratta di un intervento molto importante perché consente di rimettere al centro il Fiume Po e il suo bacino, di rivalutarlo come cuore della Pianura Padana, connettendo il progetto alla possibilità di valorizzazione ambientale e di crescita sostenibile di territorio e comunità locali, con indubbie ricadute economiche. Per queste ragioni va tenuto insieme agli altri progetti su navigabilità, ciclovie, Parco del Delta.
-Parco del Delta del Po
Un’area magnifica, esempio di biodiversità e dal 1999 Patrimonio mondiale dell’umanità, che si estende attraverso due Parchi regionali in una superficie di oltre 66mila ettari. Il PNRR destina 55 milioni di euro al progetto di valorizzazione del Parco del Delta in chiave ambientale, culturale, turistica. I soggetti attuatori sono i due Parchi regionali e i 18 Comuni direttamente coinvolti, attraverso l’accordo fra le due Regioni.
Enorme patrimonio di attrattività per il turismo lento e sostenibile, attraverso lo sviluppo di percorsi naturali, culturali, religiosi, ciclabili, cammini, fluviali, a cavallo.
Sono già stati selezionati i progetti, che vanno da 130 chilometri di piste ciclabili a 8 strutture museali, e, anche in questo caso, definito il cronoprogramma, coi lavori che partono quest’anno e si concludono nel 2026.
-Costa Adriatica
E’ stata ribadita la volontà comune di proseguire nella promozione turistica, insieme alla Regione Friuli- Venezia Giulia, del litorale adriatico attraverso campagne condivise a favore dei mercati nazionali e internazionali. Così come, sul tema concessioni balneari, la necessità di salvaguardare piccoli operatori, investimenti fatti e lavoro nelle future gare.
-Ciclovie
Insieme ad altre regioni, Emilia-Romagna e Veneto sono attraversate dalle tre grandi ciclovie nazionali finanziate dal PNRR, e quindi al lavoro sul loro completamento nei tratti di competenza: ciclovia Vento, ciclovia del Sole, ciclovia Adriatica. Insieme cubano 117 milioni di euro.
–Bacino padano e piano aria
L’Italia nel 2021 è stata condannata in sede europea per la qualità dell’aria, in particolare per il Bacino padano. A fronte di un accordo ambizioso sottoscritto dal Governo e dalle quattro Regioni padane (Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna) si è fatto troppo poco e rischiamo di dover continuare a intervenire solo con limitazioni e divieti che penalizzano la mobilità, cittadini e imprese, l’agricoltura: misure eccezionali legate all’emergenza che non portano a soluzioni strutturali. L’obiettivo è accelerare la transizione ecologica e per questo bisogna spingere su investimenti pubblici e privati che non ricadano su cittadini e imprese. Per questo, le risorse per la sostituzione delle auto e dei mezzi pubblici e privati andrebbero concentrare in questi territori, così come quelle per revisionare o sostituire gli impianti di riscaldamento civile e industriale e per quelli zootecnici. In tal senso, il PNRR non può diventare un’occasione persa, così come il Piano di sviluppo rurale (PSR), alimentato anch’esso da fondi europei: in entrambi i casi, il riparto delle risorse deve tenere conto di questo, del dover intervenire nel Bacino padano. E’ una questione nazionale, sulla quale occorre un nuovo Accordo fra Governo e Regioni in cui ciascuno faccia fino in fondo la propria parte.
–Infrastrutture
Interesse comune su numerose infrastrutture. In particolare, la A22, un asse cruciale per entrambe le Regioni: è essenziale che venga risolto immediatamente il nodo della concessione per sbloccare investimenti cruciali quali la 3^ corsia tra Verona e Campogalliano, e che in Emilia-Romagna venga avviata la Cispadana.
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