“Fratoianni, alleati con Calenda e Renzi e non avrai il mio voto”, la base di Sinistra Italiana in rivolta

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Tace, Nicola Fratoianni. E continua a postare, come se nulla fosse, le foto dell’ultima manifestazione a cui ha partecipato: “Il nostro mondo è in fiamme”, tuona sul suo profilo Facebook, “per questo oggi eravamo qui a Torino, insieme a tante e tanti giovani di movimenti e realtà ambientaliste, per ricordare a chiunque che quelle fiamme sono qui”

E mica solo il mondo è in fiamme, ma anche il suo partito, Sinistra Italiana, a giudicare dalle migliaia di commenti che da due giorni piovono sotto i post del segretario, post che, a taluni, suonano quasi come una beffa: parole di rabbia e di delusione di una base in rivolta che proprio non accetta la scelta dei vertici nazionali di entrare, in partnership con EuropaVerde di Angelo Bonelli ed Eleonora Evi, con cui Sinistra Italiana condivide simbolo e lista, nell’alleanza draghiana guidata dal “front runner” Enrico Letta, alias “Occhi di tigre”, assieme al nuclearista Carlo Calenda, uno che ha affermato che vanno militarizzati i territori in cui sorgeranno i termovalorizzatori, o all’ideatore del Jobs Act, Matteo Renzi.

“Vai con Renzi e Calenda e il mio voto te lo scordi”, è il refrain che ricorre tra i commenti dei militanti, persone che votano e sostengono il partito, gente in buonafede, compagni, mica troll russi, come si evince scrutando i profili. E ancora: “Ti tolgo subito il like alla pagina e niente otto per mille”, “Nicola, dicci cosa intendi fare che così so come orientare il mio voto”. O peggio: “Ti stai svendendo per una poltrona, mi hai deluso”.

E non va meglio sui profili ufficiali del partito o su quelli degli altri big nazionali, come Elisabetta Piccolotti, che prova ad accennare una timida difesa: “Non abbiamo ancora deciso”. O come Giovanni Paglia, che si trincera dietro la classica, forse un po’ abusata, formula politica del fronte antidestra: “Dobbiamo battere la destra di Salvini e Meloni”, “balbetta” rispondendo a qualche commento. Ma senza grandi risultati.

E intanto dai social, la protesta tracima anche nelle articolazioni fisiche del partito, nei territori. Da Sinistra Italiana Toscana, qualche giorno fa, è partito un comunicato di fuoco contro l’ipotesi di alleanza con l’eterogenea armata draghiana tra le cui fila si sono appena arruolate anche Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna: “La caduta del governo Draghi – riporta il comunicato – mette tutti davanti a gravi responsabilità. La scelta dissennata del taglio dei parlamentari e la pessima legge elettorale possono produrre un parlamento dominato dalle destre. La sconfitta della destra passa dalla costruzione di una proposta politica ecosocialista e pacifista, aperta e plurale, con alcuni obiettivi prioritari: l’uguaglianza, la pace, il disarmo, il superamento della Nato e il rafforzamento dell’Europa, la giustizia sociale, la cultura della legalità, una transizione ecologica fatta di azioni concrete utili, innovative come i giovani ci insegnano, e non con rigassificatori e inceneritori. La grande coalizione che il Pd sta costruendo (da Toti, Gelmini, Brunetta, Calenda) non segna discontinuità e non si fa carico dei problemi del Paese. Sinistra italiana non può farne parte nemmeno provando a trovare giustificazioni su un presunto fronte nazionale contro le destre. La storia di questi anni recenti – conclude il comunicato – ha dimostrato che non funziona. Sinistra italiana si renda disponibile per costruire il nostro campo largo con i 5stelle, con tutta la Sinistra, con gli ecologisti, con Bersani e i compagni di Articolo 1 che non condividono l’ingresso nelle liste del PD, con i pacifisti, con quelle aree sociali che non hanno alcun riferimento nei partiti, con il 60% di italiani che rinuncia a votare”.

Luciana Castellina sul Fatto

E come se non bastasse, oggi sul Fatto Quotidiano, interviene un’icona della sinistra, Luciana Castellina, storica “penna” del Manifesto, ex Rifondazione Comunista e attualmente nella direzione di Sinistra Italiana: “Noi con Calenda, Brunetta e Gelmini? Mi viene da piangere”. Ma Fratoianni tace, diviso tra una base in subbuglio e un partner, Angelo Bonelli, che all’alleanza con l’armata draghiana e all’agibilità politica (qualche seggio in parlamento), proprio non vuole rinunciare. Ma Fratoianni tace. Silenzio, forse tormento, sicuramente interrogativi. Direbbe Lenin: “Che fare?”

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Max Paradiso

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