Giulio Regeni, la Scala di Milano non va in tour in Egitto

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La Scala di Milano non andrà in tournée in Egitto e Medio Oriente. Infatti, l’ipotesi di una tournée in Egitto aveva sollevato le polemiche al teatro alla Scala, con i sindacati già pronti a chiedere un incontro di chiarimento alla direzione.

Una “questione politica” alla Scala

Una “questione politica” hanno fatto notare i sindacati, ricordando il caso di Giulio Regeni, e soprattutto lo striscione giallo, appeso in piazza Scala sulla sede del Comune, che chiede la verità sul ricercatore torturato e ucciso, appunto, in Egitto. 

L‘invito dal Cairo avrebbe sostituito la tournée in Giappone, più di una volta rimandata a causa del Covid. Quindi è stata disinnescata sul nascere una polemica che ricorda quella scoppiata quando l’allora sovrintendente Alexander Pereira aveva prospettato l’ingresso fra i soci della Scala con un posto in cda, di Badr bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al Saud, ministro della Cultura saudita.

Una vicenda di cui il sovrintendente Dominique Meyer, arrivato a Milano da Vienna nel 2019, non conosceva la portata. Erano invece ben consapevoli i sindacati, che hanno alzato più di un sopracciglio sull’eventualità di esibirsi in Egitto.

Niente trasferta in Egitto: questione Regeni

Della vicenda non si è parlato in cda dove comunque c’erano consiglieri sensibili alla vicenda. Si è fatto il punto sui lavori della palazzina Verdi, che termineranno poco dopo i tempi previsti, sull’installazione delle telecamere per lo streaming che è praticamente terminata e sul rinnovamento tecnologico e informatico. E’ stato fra l’altro pubblicato il bando di gare per il nuovo sito. Ma della questione “trasferta in Egitto”, non è stato necessario discutere.

Una svastica contro il super green pass

Ma le questioni relative alla Scala di Milano, non si limitano a un mancato viaggio in Egitto, visto che è venuto alla luce il fatto che in teatro è stato compiuto un atto vandalico. Ossia una svastica è stata incisa sullo schermo di uno dei video utilizzati nell’area dei macchinisti lo scorso 14 febbraio fra le 20.00 e mezzanotte, quindi proprio alla vigilia dell’introduzione dell’obbligo di super green pass al lavoro per gli over 50.

L’Ansa fa sapere che alla “Scala c’è chi è convinto che si sia trattato di un atto di no green pass interni, ipotesi confermata dagli insulti (“traditori”) scritti sui volantini che invitavano ad iscriversi alla sezione scaligera dell’Anpi”. Di una “ignobile provocazione” – ha parlato il presidente dell’Anpi milanese Roberto Cenati, mentre il sovrintendente Dominique Meyer ha chiesto di aprire subito una indagine interna. “Questo – ha commentato Meyer – non è accettabile”. 

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Giovanna Giaquinto

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