Green Pass al ristorante? “Ma no, ci fidiamo”, ecco la reazione del consigliere regionale Alessandro Capriccioli

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No Green pass, no party. Alessandro Capriccioli, consigliere regionale del Lazio, racconta la sua esperienza su Facebook: “Oggi sono andato a mangiare in un ristorante nel quale sono stato invitato ad accomodarmi senza che mi venisse richiesto il Green pass“. Ben lontano da un sospiro di sollievo, il personaggio pubblico si è insospettito.
Queste le sue parole: “Volendo concedere il beneficio del dubbio (mi dicono che a volte l’operazione di controllo non si svolge all’ingresso, ma al tavolo), prima di sedermi (perché mi sarebbe dispiaciuto dovermene andare dopo aver occupato il coperto, aperto il tovagliolo e magari ricevuto l’acqua e il cestino del pane) mi sono premurato di informarmi prima (“ma poi il Green pass me lo chiedete, vero?”), ricevendo come risposta un candido ‘ma no, noi ci fidiamo”‘.

E voi, vi sareste fidati di un locale che non chiede il Green pass? Lo avreste considerato serio e lo avreste frequentato? Capriccioli ha aggiunto: “Debbo confessare di non aver avuto la presenza di spirito di porre alcune domande che avrebbero soddisfatto la mia curiosità (di cosa vi fidate, esattamente, visto che non mi conoscete? Se non fossi stato io a sollevare la questione il tema sarebbe stato ignorato per tutta la durata del pranzo? Almeno avete installato l’app per controllare, così, tanto per, oppure manco quella?): mi sono limitato a salutare e andarmene con una velocità che (me ne rincresce) ha costretto la persona che era con me a restare dentro un minuto buono per sorbirsi non so quali giustificazioni e lamentele da parte degli esercenti, apparentemente sconcertati (loro, capito?) dal mio comportamento”.

Un ristorante con il Green pass prontamente chiesto all’arrivo è una garanzia di sicurezza, non una noia. Il consigliere regionale conclude così: “Ora, tanto per essere chiaro: io penso che chi gestisce un ristorante e non chiede il Green pass debba essere considerato alla stregua di quelli che hanno la cucina coi ‘bacarozzi’ dentro, di quelli che fanno le polpette con gli avanzi prelevati dai piatti, di quelli che servono pietanze contenenti ingredienti scaduti, di quelli che vendono per pescato del giorno il merluzzo preso dal congelatore. Per me non è neppure questione di multe o di sanzioni: sarebbe sufficiente che a chi si comporta così rimanessero solo i clienti senza Green pass, mentre tutti gli altri si dirigono verso i posti (per fortuna ce ne sono) gestiti da gente seria che fa il proprio lavoro con scrupolo.
E a quel punto, come si dice, auguroni”. Giudicate voi.

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Isabella Lopardi

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