Recuperati opere d’arte per un valore di sei milioni e cinquecentomila euro

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Sei milioni e cinquecentomila euro. Questo il valore delle opere d’arte recuperate dai Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Firenze. Oltre all’opera di recupero di opere trafugate, i carabinieri hanno eseguito i sopralluoghi nelle zone terremotate del Mugello colpite dal sisma del 9 dicembre 2019, sugli immobili danneggiati, mettendo in sicurezza 259 beni d’arte: 37 opere pittoriche, 12 sculture, 164 beni ecclesiastici e 51 documenti di natura archivistica. Parte delle opere sono state trasferite presso un deposito temporaneo individuato dall’Arcidiocesi di Firenze, i restanti in altri locali idonei alla loro custodia in sicurezza. Durante l’emergenza, il Nucleo ha svolto la sua attività di raccordo con i Carabinieri della Compagnia di Borgo San Lorenzo, per prevenire fenomeni di sciacallaggio.

Queste le opere recuperate e reinserite nel territorio fiorentino :
Un dipinto del XVII secolo. A febbraio, a conclusione degli accertamenti scaturiti da controlli agli operatori di settore eseguiti a Parma del corso della manifestazione «Mercante in fiera autunno 2018», è stato sequestrato ad un espositore 36enne fiorentino un dipinto olio su tela del valore di venticinquemila euro raffigurante «Musa Urania», autore ignoto del XVII sec., risultato rubato il 23 giungo 1977 in Inverigo (CO) in danno di privato. Il commerciante è risultato estraneo all’illecito avendo presentato la documentazione attestante il possesso in buona fede.

Un dipinto del XIX secolo.A maggio è stato sequestrato un dipinto ad olio su tela raffigurante «Vecchio seduto con bastone e cappello» attribuito a Filippo Palizzi, del valore di cinquantamila euro. Il bene, individuato a seguito dei controlli su siti web di settore e sequestrato presso una Casa d’Aste del capoluogo toscano, è risultato provento di furto commesso il 18 luglio 1982 in Roma in danno di privato. Il mandante a vendere, un 77enne americano residente a Roma, è stato denunciato per ricettazione.


Sei manoscritti in lingua francese di epoca napoleonica.
I beni erano stati acquistati sul web da un appassionato commerciante del settore, originario della provincia di Firenze, che dopo averli esaminati, rendendosi conto dell’importanza che potevano rivestire per la storia francese, aveva contattato direttamente quelle Autorità. In occasione di un controllo amministrativo condotto nel marzo 2019, il commerciante ha riferito ai militari del TPC di essere entrato in possesso di tali documenti e di avere avuto notizia in quei giorni dal Ministero della Cultura francese che si trattava di beni ritenuti parte integrante del patrimonio archivistico nazionale e che avrebbero avviato le procedure per rivendicarli. L’acquirente in buona fede, quindi, ha consegnato spontaneamente ai Carabinieri il materiale documentario e archivistico in questione, al fine di esperire i necessari accertamenti. Il Nucleo TPC ha poi proceduto agli accertamenti investigativi tesi a ricostruire le vicende e i “passaggi”, dalla fuoriuscita dal territorio francese alla loro “riemersione” in territorio nazionale dei beni in oggetto, la cui natura pubblica, ai sensi della Legge francese e in analogia a quella italiana, li rende inalienabili, non esportabili e pertanto non commerciabili. Ciò ha consentito al Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di intraprendere con l’Ambasciata francese le azioni opportune per facilitare la restituzione dei manoscritti, senza che fosse necessaria una formale azione di rivendica giudiziaria o diplomatica. Mentre il valore venale dei beni restituiti può essere stimato in qualche decina di migliaia di euro, i manoscritti, fornendo importantissime informazioni sulla composizione degli archivi segreti di Napoleone e sulle vicende che li riguardarono nel corso della prima Restaurazione, hanno un valore storico incommensurabile.

Un bassorilievo in marmo.
A settembre è stato sequestrato un bassorilievo in marmo raffigurante un putto reggistemma, scuola napoletana di autore ignoto del XV secolo, del valore di settantamila euro. L’opera, esposta a Palazzo Corsini in occasione della Biennale Internazionale dell’Antiquariato di Firenze da un commerciante risultato estraneo all’illecito, è risultata rubata il 19 ottobre 1995 a Pompei (NA) da abitazione privata. L’accertamento sulla provenienza del bene è avvenuto con il supporto tecnico dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze che, mediante indagine autoptica e la comparazione di immagini multispettrali ad ultravioletti con quelle estrapolate dalla Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, ha permesso di appurare che alcuni rilievi preesistenti erano stati levigati al fine di rendere l’opera difficilmente identificabile e poterla collocare agevolmente sul mercato. L’occhio esperto dei militari operanti è stato fondamentale per rilevare l’anomalia nella fase dei controlli preventivi eseguiti durante l’evento internazionale poi confermata dall’esame specialistico.

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Redazione Firenze

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