Così Péter Szijjártó.
Il ministro degli esteri ungherese attacca sul caso dell’insegnante italiana detenuta a Budapest.
Con un video, postato sui social, si accosta l’immagine di Salis che entra in manette all’udienza a Budapest a scene di manifestanti con il volto coperto che manganellano con lo sfollagente persone per strada e poi vengono arrestata dalla polizia ungherese.
“Non c’è alcuna interferenza da parte italiana sul caso Salis – replica il ministro degli Esteri Antonio Tajani interpellato a margine di un evento alla Camera – Ci siamo preoccupati di ciò di cui ci dobbiamo preoccupare cioè della tutela dei diritti del detenuto, lo facciamo per la signora Salis come per tutti i detenuti italiani nel mondo”.
“Vanno rispettate all’interno dell’Unione europea le regole dell’Ue per quanto riguarda la detenzione – ha aggiunto – Siamo garantisti, abbiamo detto quello che si può fare”.
“Una tigre in gabbia”, “un mostro sbattuto in prima pagina”, “tumulata viva” con lo sport come “unico passatempo perché purtroppo non ho neanche un libro”, e “due parole” rivolte ogni tanto “al piccione che si posa sul davanzale al di fuori delle sbarre, allo sgabello o all’armadietto”.
Intanto, Ilaria Salis racconta le sue prime settimane di detenzione in un diario di cui Repubblica ha pubblicato qualche stralcio
“Gyorskocsi Utca. Cella 615. Primi di marzo 2023. Dalla bocca di lupo scorgo alcune guglie e immagino che si tratti di una cattedrale. In seguito scoprirò che in realtà è il Parlamento. Del resto ho trascorso qui a Budapest appena qualche manciata di ore prima di ritrovarmi in manette e della città non so praticamente nulla”, racconta i primi tempi.
“L’ora d’aria è l’unico momento durante la giornata in cui vedo altre detenute. Con alcune riesco a comunicare in qualche idioma più o meno noto. Le altre mi scrutano a distanza come se fossi una creatura strana. Forse per gli stivali bizzarri che indosso, forse perché i media locali mi hanno trasformato in un mostro sbattuto in prima pagina e mi precede una sinistra fama di ‘flagello dei nazisti’, o forse semplicemente perché sono straniera”, continua Salis che aspetta “con impazienza i tanto desiderati contatti con le persone care in Italia”.
Il 9 marzo 2023 è il “ventiseiesimo giorno di prigionia”.
“Evviva! E.T. TELEFONO CASA”, esclama Ilaria nel diario che finalmente riesce a sentire i suoi: “Parlare nella mia lingua, ascoltare voci affettuose e percepire la vicinanza delle persone scatena in me emozioni devastanti”.
Il 10 marzo 2023 le “dicono che il mio arresto sarà rinnovato”. Poi riceve la notizia che i suoi contatti “sono vietati, bloccati per ordine della Procura Generale di Budapest capitale. TUTTI. In pratica non posso parlare neanche con mia madre”. “Mi sento tumulata viva, segregata in un mondo alieno, in un baratro oscuro dove ‘l sol tace “.
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