Incazzati a nero: Senza lavoro, i giovani pugliesi pensano di andare via

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Il quadro emerge dai dati parziali della ricerca condotta dalla Rete Studenti Medi

“Mi hanno prima preso a schiaffi e poi mi hanno sequestrato il telefono”.

“Quando lavoravo in Italia, ero una stagionale, ho subito violenza ma ho denunciato”.

“Quando lavoravamo al bar ci chiamavano “femminucce” per tutto il tempo”.

“Il mio titolare mi chiamava “amore” e faceva battutine continue sul mio corpo”.

“Non ho mai letto il mio contratto. Mi avevano detto che lo mandavano in posta ma non l’ho mai ricevuto”.

Sono alcune delle testimonianze raccolte nell’ambito del questionario “Incazzati a nero”, che già dallo scorso mercoledì viaggia on line, prodotto dalla Rete Studenti Medi di Taranto, Martina Franca e Cisternino.

Nella mattinata di venerdì 13 maggio in CGIL a presentare l’iniziativa c’erano Matteo De Robertis, Gabriella Minzera e collegato da Padova, Paolo Notarnicola, della Rete Studenti Medi. Per la CGIL è intervenuto, invece, il segretario della CGIL di Taranto, Giovanni D’Arcangelo, il segretario del NIDIL CGIL, Daniele Simon e Viviana Lusso della FLC CGIL.

Siamo la casa dei diritti e delle tutele dei lavoratori e questa ricerca della RSM che indaga proprio il rapporto tra giovani e mondo del lavoro non poteva che trovarci disponibili a un confronto e una collaborazione che parte proprio dalla necessità di fornire a questi ragazzi la cassetta degli attrezzi per potersi difendere da sfruttamento e precariato – dice D’Arcangelo.

I primi dati parziali raccolti in tre giorni di somministrazione on line raccontano di una Puglia che ai suoi cittadini più giovani non appare l’Eldorado proposto in chiave turistica. Il 77% di loro è disposto, infatti, ad abbandonare per sempre la sua terra natia. E di questi il 40% a lasciare l’Italia. Il 20% dei ragazzi che hanno compilato il questionario ha avuto esperienze di lavoro che li impegnava 7 giorni su 7, il 50% dai 5 ai 6 giorni. Il 36% ha lavorato per più di 8 ore al giorno, e per i 2/3 di loro il lavoro era rigorosamente “in nero”. Quelli che testimoniano di aver lavorato con un contratto nel 20% dei casi non lo hai mai visto o ricevuto. Poi il rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Nel questionario si chiede ad esempio quanta coerenza con il proprio percorso di studi avevano ritrovato nelle mansioni che avevano svolto. Il 62% risponde di aver fatto ben altro rispetto alla formazione ricevuta.

Giudizio negativo è stato espresso dai ragazzi anche sui PCTO (Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento) ovvero l’ex alternanza scuola-lavoro. Il 40% trova questi percorsi di nessuna utilità. Il 30% di poca utilità.

Ma il dato che vorremmo arrivasse all’attenzione di chi ha il potere di decidere anche la programmazione dei fondi europei è quella che viene fuori dalle risposte alla domanda su “che sentimenti provano i ragazzi quando pensano al mondo del lavoro” – dice D’Arcangelo – perché il 59% di loro prova sconforto, e il 25% prova rabbia.

Il campione a cui fa riferimento attualmente la ricerca è di circa 200 ragazzi. Il 50% di loro ha tra i 18 e i 25 anni, il 33% dai 16 ai 17, ma addirittura il 15% ha meno di 15 anni.

I giovani non sono i bamboccioni e non sono quell’idea romantica del ragazzo a bottega che sta lì per imparare – dice Matteo De Robertis della Rete Studenti Medi – I giovani in questa regione sono ad esempio i motori che tengono in piedi il turismo, la balneazione, che lavorano nei cantieri edili, in campagna, o nel commercio, e contribuiscono al PIL di questo territorio.

Giovani che anche a 13 anni, specie in aree svantaggiate, sono costretti a contribuire al budget famigliare – spiega Viviana Lusso, della FLC CGIL – e che spesso arrivano a scuola già instradati e condannati allo sfruttamento, e su cui spesso non si è in grado di intervenire anche con una contrattazione sociale adeguata.

Dati che sfuggono al controllo – continua Daniele Simon, del NIDIL CGIL – perché mentre l’ISTAT parla di un aumento dell’occupazione, fotografa anche il dato preoccupante dell’aumento dei contratti precari, ma probabilmente non riesce a intercettare i dati del lavoro nero come quello che questi ragazzi oggi stanno raccontando.

Il questionario è disponibile on line all’indirizzo: http://bit.ly/3KJMJ99, sulla pagina Instagram della Retehttps://www.instagram.com/incazzat3.a.nero/ o scansionando il Qr code nel manifesto in allegato.

Il questionario sarà presente anche sul sito internet della CGIL di Taranto: www.cgiltaranto.it e sulla sua pagina Facebook. Al termine della ricerca sarà redatto un report dettagliato e presentato un piano di formazione e confronto con le istituzioni territoriali. (Comunicato stampa)

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Dante Sebastio

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