Invalida e malata oncologica dorme in auto: l’alloggio assegnatole dal comune è invivibile

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Si è ridotta a dormire in auto nonostante il comune di Latina, in tempi piuttosto rapidi, le abbia assegnato un alloggio in quanto invalida e malata oncologica. E’ la storia di una donna di Latina, rimasta senza casa dopo aver subito uno sfratto.

L’appartamento messo a disposizione dall’Ente è un ex locale tecnico all’ultimo piano di una palazzina a Latina Scalo; le condizioni, però, sono disastrose a detta della signora che non può permettersi di rimetterlo a posto. Il locale infatti è rimasto nelle condizioni in cui lo hanno lasciato i precedenti occupanti. Una situazione che la donna ha definito ‘pietosa, sia dal punto di vista igienico che strutturale‘.

“In quell’appartamento ho trovato gli stessi materassi sudici lasciati da chi c’era prima – racconta la donna ai colleghi di Latina Oggi – C’erano persino gli spazzolini sporchi in bagno. Le prese elettriche sono divelte, ci sono buchi nei muri e in tutta la casa c’è un odore nauseante, l’umidità rende l’aria irrespirabile. Ho delle patologie che non mi consentono di vivere in quelle condizioni, ma il giorno della consegna sono stata messa alle strette, l’alternativa era arrangiarmi. Non possono neppure portare i miei mobili, perché il soffitto è troppo basso, credo che in origine quel piano non fosse abitabile e non è coibentato. Comunque in quella casa non ci posso stare, ho deciso di dormire in auto anche se fa troppo freddo di notte”.

La sua situazione di indigenza si è palesata quando è morta la madre e, a quel punto, non è stata più in grado di pagare l’affitto dell’appartamento dove viveva col genitore al palazzo Pennacchi. “Non posso lavorare e il reddito di cittadinanza non mi bastava per pagare l’affitto – racconta ancora – È arrivato così lo sfratto, che dopo una proroga di 45 giorni mi è stato notificato a pochi giorni da Natale. Ero già seguita dai servizi sociali che mi hanno prospettato la soluzione dell’alloggio a Latina Scalo. Vivo da sola e mi basterebbe un piccolo alloggio, ma di case popolari non ce ne sono disponibili, quindi mi hanno destinato un immobile gestito direttamente dal Comune. Quella casa però si trova nelle stesse condizioni in cui è stata lasciata da chi c’era prima, ai servizi sociali mi hanno detto che per i lavori c’è da aspettare e devo adattarmi. Ma non ce la faccio così”».

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Lidano Orlandi

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