Israele: a breve l’alba di una “nuova era”?

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Israele potrebbe vedere a breve l’alba di una “nuova era”, con un governo che per la prima volta in quasi 13 anni non sarebbe guidato da Benjamin Netanyahu, ma di impedimenti sulla strada ce ne sono ancora tanti. Parola di Yair Lapid, il capo dell’opposizione centrista che da quasi tre settimane lavora senza sosta per cercare di mettere in piedi l’esecutivo del ‘cambiamento’. Un compito arduo, dal momento che punta a mettere (e tenere) insieme uno schieramento quanto mai composito di forze: dalla destra nazionalista di Yamina – il cui leader, Naftali Bennett, dovrebbe essere il primo a ricoprire il ruolo di premier, prima di passare la mano allo stesso Lapid – ai conservatori di Gideon Saar (New Hope), passando per i centristi di Yesh Atid e Blu e Bianco, fino ai laburisti e alla sinistra radicale di Meretz. L’impegno pubblico di Bennett a favore di un simile scenario ha impresso nelle ultime 24 ore un’accelerazione ai negoziati, ma “ci sono ancora un sacco di ostacoli” da superare, ha riconosciuto il leader centrista, mentre le delegazioni lavorano senza sosta per mettere d’accordo gli ‘appetiti’ dei vari partiti. Tra le dispute in corso, quella tra Blu e Bianco di Benny Gantz e Yisrael Beiteinu di Avigdor Lieberman per il ministero dell’Agricoltura; scontro anche tra Yesh Atid e New Hope sull’incarico di ministro delle Comunicazioni e sul ruolo di speaker della Knesset. Tra le pretese avanzate, c’è poi quella di Sàar che vuole la divisione in due della posizione di procuratore generale e l’assicurazione sul prosieguo delle attività di costruzione degli insediamenti in Cisgiordania.E alla lunga lista di cahiers de doléances si è aggiunta la richiesta di Mansour Abbas: in un faccia a faccia con la numero due di Yamina, Ayelet Shaked, probabile ministro dell’Interno del futuro esecutivo, il capo degli islamisti conservatori di Ràam ha chiesto la carica di vice nel dicastero per un membro del suo partito. Una prospettiva alla quale Shaked si oppone con fermezza; anche lei però ha alzato la posta, chiedendo di avere una delle poltrone riservate ai ministri nella Commissione delle nomine giudiziarie, al posto della leader laburista Merav Michaeli. In caso contrario, il braccio destro di Bennett avrebbe minacciato che “non ci sarà un governo”. L’aiuto degli islamisti conservatori è cruciale per permettere la nascita dell’esecutivo: con i deputati a disposizione, la coalizione al momento arriverebbe a 58, tre sotto la maggioranza necessaria per vedere la luce, senza contare la probabile defezione di almeno un parlamentare di Yamina, contrario all’intesa. “Ci sono ancora molti ostacoli sulla strada della formazione di un nuovo governo”, ma “magari è una buona cosa perché dovremo superarli insieme: è il nostro primo test per vedere se sapremo trovare compromessi intelligenti nei prossimi giorni, per raggiungere un obiettivo maggiore”, ha reagito Lapid, che va avanti guardando alla scadenza di mercoledi’ 2 giugno, data entro la quale dovrà presentare al capo dello Stato la composizione del governo o gettare la spugna, avvicinando Israele all’ennesimo ritorno alle urne, le quinte in poco più di due anni. (fonte: Agi)

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Redazione Nazionale

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