La ”Bella addormentata” di Catania, una vita finita in tragedia per Angelina

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Morì suicida per amore. Il suo corpo giace imbalsamato al cimitero di Catania e il suo fantasma infesta il castello di Leucatia.

Il cimitero di Catania è teatro di una storia molto particolare, quella di Angelina Mioccio.

All’interno di una cappella gentilizia, si trova infatti colei che molti chiamano ”la bella addormentata” catanese e altri la ”mummia di Catania”. Ma chi era davvero Angelina?

Siamo a cavallo tra la fine del 1800 e i primi del 1900, Angelina era figlia di facoltosi industriali ebrei di Catania. Visse la sua vita tranquillamente fino alla cosiddetta ”età da marito”: fu allora che iniziò il suo grande tormento. Il padre voleva infatti per la figlia un futuro ”roseo” e la promise in sposa, contro il suo volere, ad un ricco avvocato molto più grande di lei.

Angelina era però già innamorata di un altro uomo, il giovane Alfio, probabilmente un lontano cugino di bassa estrazione sociale. Alfio lavorava per il padre di Angelina e non ebbe mai il coraggio di confessargli il suo amore per la figlia.

Quando aveva 19 anni, nel 1911, in preda alle sofferenze amorose, la giovane decise così di togliersi la vita, gettandosi dalla torre del castello di Leucatia, quel castello che il padre le aveva donato per le nozze. Sembra, tuttavia, che nemmeno la morte le abbia dato la pace che cercava.

Il padre, infatti, non accettò mai la morte della figlia, decise così di farla imbalsamare e la depose in una bara di cristallo per averla sempre con sé ed eternare la sua bellezza. Ironia della sorte, il suo corpo, per volere dei genitori, venne avvolto dall’abito nuziale, quello che tanto aveva detestato in vita, a tal punto da preferire la morte a un matrimonio con un uomo che non amava.

All’interno del cimitero monumentale di Catania, il suo corpo imbalsamato venne esposto in una teca di vetro.

La cappella, prima di essere murata per i rischi di crollo, giaceva in uno stato di abbandono ed era frequentata da ladri che rubavano gli oggetti preziosi presenti. Si dice che un uomo si sia occupato del cadavere negli ultimi anni prima della chiusura, portando doni, bambole e fiori.

Oltre a rappresentare una preziosa testimonianza delle tecniche di imbalsamazione utilizzate nei primi anni del ventesimo secolo, è anche la dolorosa testimonianza di una Sicilia patriarcale che non lasciava spazio alle decisioni delle donne, considerate proprietà del padre e poi del marito.

La storia di Angelina ha suscitato grande interesse tra i catanesi e non solo. Rossella Jannello, giornalista, le ha dedicato un libro, ”La Bella Angelina. Sono morta per restare”, pubblicato nel 2019 per Carthago Edizioni.

A coronamento della macabra e triste storia, si dice che lo spettro di Angelina infesti il castello di Leucatia, quel luogo che fu anche il teatro della sua prematura e tragica morte.

Jessica Di Bona 



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Redazione Catania

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