La politica italiana si spacca sull’accoglienza dei profughi afghani

Le vere vittime della caduta dell’Afghanistan, finita nuovamente nelle mani dei talebani, sono i cittadini afghani: quelli che negli ultimi venti anni sì erano abituati a una vita quasi “occidentale” e che da giorni tentano di fuggire dal paese per raggiungere l’Europa. Il tema dell’accoglienza è caldo in Europa, ma soprattutto in Italia, considerata la porta d’ingresso del vecchio continente. A tal proposito, il premier Mario Draghi, in un’intervista al Tg1, ha assicurato che l’Europa “sarà all’altezza del compito. Abbiamo iniziato a tratteggiare le linee fondamentali della cooperazione a livello europeo. Si tratta di un piano complesso che richiede un coordinamento stretto fra tutti i Paesi, in primis quelli europei, Un’unione che deve essere mantenuta anche in merito alla sicurezza, dove è necessario, per prevenire infiltrazioni terroristiche”. Se Enrico Letta, segretario del PD, è per “aiutare chi resta e accogliere chi fugge”, Matteo Salvini, segreta della Lega, ha dichiarato a chiare lettere che “l’Italia non può essere l’unico centro di accoglienza in tutta Europa. Tutti i paesi devono fare la loro parte”. Dello stesso avviso Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, il quale invita “l’occidente a una riflessione approfondita sugli errori commessi e sulle lezioni da apprendere. Bisogna assicurare voli umanitari facendo pressioni sui Talebani per il rispetto dei diritti delle donne, pena l’isolamento internazionale del Paese”. Per Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, quella dell’Afghanistan “resterà come una pagina di vergogna per i paesi liberi, destinata a minarne la loro credibilità nel mondo”.