Lazio, aborto farmacologico, recepite le linee guida per la RU486 fuori dall’ospedale

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La Regione Lazio ha recepito le linee di indirizzo del Ministero della Salute per garantire la RU486 anche fuori dal ricovero ospedaliero. La determina regionale propone di “rimuovere gli ostacoli all’accesso alla metodica farmacologica, nell’ottica di assicurare a tutte le donne che richiedono l’IVG un servizio che tenga conto dei dati basati sulle evidenze scientifiche e rispettoso dei loro diritti”. Viene dunque garantita alle donne la possibilità “tra regime di ricovero e regime ambulatoriale”.

A maggio scorso l’Associazione Luca Coscioni insieme con AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto), e FP CGIL medici e dirigenti del SSN di Roma e Lazio e FP CGIL Ufficio Politiche di Genere Coordinamento donne, aveva rivolto al Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e all’Assessore alla Sanità Alessio D’Amato la richiesta di istituire un tavolo tecnico per l’elaborazione delle indicazioni per la IVG, sia farmacologica che chirurgica, e per facilitare l’accesso alla contraccezione.  

“Accogliamo con grande soddisfazione questa determina, dopo ben dieci anni dall’introduzione del metodo farmacologico in Italia, che finalmente equipara il nostro paese a quelli dove tale procedura viene applicata da alcuni decenni”.

Lo dichiarano Filomena Gallo, avvocato e Segretario Associazione Luca Coscioni, la dott.ssa Mirella Parachini, ginecologa e vice-segretario dell’Associazione Luca Coscioni, e la dott.ssa Anna Pompili, ginecologa di AMICA (Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto). “E’ evidente come l’emergenza sanitaria legata alla pandemia SARS CoV-2 abbia facilitato l’introduzione dei cambiamenti approvati dalla Regione Lazio, diventando essenziale la riduzione della possibilità di contagio limitando il più possibile gli accessi in ospedale -aggiungono- La stessa ragione che ha portato diversi paesi europei, primi fra tutti Francia e Inghilterra, ad approvare , in via transitoria, una procedura totalmente da remoto, monitorizzata da servizi di telemedicina.

Ora questo documento serva da esempio virtuoso per tutte le regioni italiane e come risposta ai casi, quale quello dell’Umbria, che lo scorso anno aveva introdotto l’obbligo di ricovero ordinario per l’aborto farmacologico”.

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Redazione Roma

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