Il caso Ghali, che dal teatro Ariston di Sanremo aveva invocato la fine del genocidio nella Striscia di Gaza, è ben lontano dal considerarsi chiuso e anzi a distanza di diversi giorni fa sentire ancora i suoi effetti.
Dopo le furiose polemiche a gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato il leghista Alessandro Morelli, fedelissimo di Salvini, che come già anticipato a Libero anche ai microfoni de la Zanzara ha lanciato la suo proposta, cioè proporre “una sorta di Daspo per chi utilizza quel palco per fini diversi da quelli della musica”, con chiaro riferimento allo stesso Ghali e anche a Dargen D’Amico.
Morelli ha avuto un diverbio piuttosto acceso con Parenzo e in parte con Cruciani, e ha ribadito con forza la sua idea: “Noi dobbiamo difendere la Rai che è un bene pubblico. Se un artista vuole esprimere una tesi politica, lo faccia con la sua canzone: si esibisce nella sua performance, saluta e se ne va”.
Parenzo, facendo riferimento a Dargen D’Amico, ha replicato: “Ma se un cantante dice che i migranti non devono morire in mare, bisogna sanzionarlo?”, e il politico ha risposto senza scomporsi: “Quel cantante non deve dire nessun tipo di frase di nessun genere perché un performer ha tutte le possibilità di fare una bellissima canzone contenente messaggi politici. Poi saluta e se ne va”. A quel punto Parenzo, quasi impotente, ha aggiunto sconsolato: “Ma qua siete impazziti, secondo me la morte di Navalny ha dato alla testa a voi della Lega”.
Il leghista, con fare provocatorio, ha poi ribattuto: “Questo è il Festival della canzone italiana. Non siamo mica su La7 o a Radio24. Se permetti, siamo a un livello un po’ più alto, il Festival di Sanremo è una cosa seria”. La risposta ha indispettito Cruciani, ma soprattutto Parenzo che ha detto: “E se un artista dice ‘Viva la pace’ o ‘i migranti non devono morire in mare ‘qual è il problema? Siamo veramente alla follia”.
Il leghista però ha insistito sulla sua linea: “La Rai viene pagata da noi e può essere multata. Un artista non può nemmeno dire ‘Prima gli italiani’. Se uno vuole fare politica, vada sul palco della Festa dell’Unità o a Radio24, non su quello del Festival di Sanremo”.
La situazione si è surriscaldata e Morelli, dopo aver accusato i due giornalisti di essere illiberali, ha invitato Parenzo a “collegare le orecchie”. Poi punta il dito contro Ghali, accusato anche lui di essere illiberale e partigiano, aggiungendo: “La Rai deve adeguatamente punire Ghali e vedremo come lo farà. Se potrà partecipare o no a Sanremo l’anno prossimo, lo deciderà la Rai, che comunque deve fare qualcosa. Quello che ha compiuto Ghali è l’atto più illiberale che ci sia perché ha fatto una cosa del genere senza alcun contraddittorio”.
Spazientito, Parenzo ha risposto: “Ma che dici? Non è un talk show! Questa è una intimidazione vera e propria del governo verso gli artisti, non può passare”, ma Morelli ha proseguito: “Che coraggiosi ‘sti partigiani: dicono la loro a 15 milioni di persone e poi se ne vanno. Così vediamo le sede Rai massacrate e l’ad Sergio sotto scorta. Se avessimo evitato quel cammeo di Ghali, probabilmente qualcosa di meno sarebbe successo e questi dei centri sociali non se la sarebbero presa così tanto con la Rai. Ghali dica quello che vuole dire in una canzone, come lo diremmo tutti. Visto che sono così bravi questi artisti, che lo dicano nelle canzoni”.
Parenzo però non ci sta e ha ribattuto colpo su colpo: “Ma uno, dopo aver cantato, potrà dire quello che vuole?”, per poi spostare l’attenzione sul caso Navalny: “Mica siamo in Russia qua. Invece di occuparti questo, chiamiamo insieme l’ambasciata russa per chiedere come è morto Navalny”.
Cruciani ha dunque preso la palla al balzo e ha chiesto a Morelli se secondo lui Navalny sia stato ucciso. Domanda che ha messo un po’ in crisi il leghista, che ha replicato: “Non cred… non lo so. Ci saranno delle indagini approfondite a livello internazionale. Crippa dice che non è sicuro che Navalny sia stato ucciso? Non lo so, Crippa ha le sue idee”.
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