L’ex neonazista che ispirò “American History X” scopre di avere origini ebree e si converte

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“American History X” è stato uno dei film più crudi e toccanti di Edward Norton, che si è ispirato al libro “Autobiografia di un neonazista guarito” scritto da Frank Meeink. Il film infatti è tratto da una storia vera e oggi Frank non solo è “guarito” dal nazismo, ma ha anche scoperto di avere origini ebree e quindi ha deciso di convertirsi osservando lo Shabbat e studiando la torah tre volte a settimana.

La scoperta delle origini ebree

In un’intervista al New York Post Meeink ha detto che un amico una volta gli disse che sembrava ebreo, mettendogli così la pulce all’orecchio. Decise pertanto di sottoporsi ad un test del Dna tramite la piattaforma 23AndMe, scoprendo che per mezzo della bisnonna materna di sua madre era per il 2,4% un ebreo ashkenazita. Insomma nelle sue vene, anche se in minima parte, scorreva sangue ebreo e decise di convertirsi all’ebraismo.

Una svolta radicale per lui che negli anni ’90 era a capo di una gruppo di estrema destra, responsabile di numerosi attacchi a sfondo razzista soprattutto contro gli ebrei, giudicati “la radice di tutti i mali”. Per rivendicare la sua fiera appartenenza al neonazismo aveva anche tatuato una svastica sul collo e trascorse 3 anni in carcere a 17 anni per aver sequestrato e torturato un attivista antifascista nel 1992.

Il cambiamento radicale dopo la detenzione

Come nel film, la detenzione cambiò radicalmente Meeink che proprio dietro le sbarre fece amicizia con uomini di diverse etnie. Una volta uscito tenne conferenze su come combattere i pregiudizi e denunciò dinanzi al Congresso degli Stati Uniti i tentativi di gruppi di neonazisti di infiltrarsi nella polizia.

La sua redenzione non è stata facile, ma ha richiesto molto dolore e sacrificio tramite un lungo percorso interiore. A soli 13 anni Meeink fuggì di casa per scappare dai genitori violenti e trovò rifugio a Filadelfia da un cugino neonazista.

Qui si unì al Ku Klux Klan e lui stesso fondò un gruppo di skinhead, finendo addirittura su un canale televisivo locale dove promuoveva l’odio contro le persone di colore e gli ebrei. In carcere ha dovuto combattere anche contro la tossicodipendenza e, dopo la fine del suo matrimonio, ha dovuto affrontare il dolore della perdita della madre e della figlia.

Proprio quando ha toccato il fondo ha deciso di avviare un percorso di riabilitazione, dove ha incontrato un ebreo di fede di cui è diventato oggi un amico inseparabile.

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Redazione Nazionale

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