Marcello Vinci, la madre non si dà pace: “Voglio la verità sulla morte di mio figlio”

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“Ho pagato l’anticipo richiesto di 5800 euro, referto compreso, e così il medico legale dell’istituto individuato a Chengdu ha effettuato giovedì 27 aprile l’autopsia sul corpo di mio figlio Marcello”.

Così Angela Berni.

Non si sa ancora come sia morto Marcello Vinci, 29enne di Fasano, in provincia di Brindisi, trovato senza vita in Cina la mattina del 6 marzo scorso in una strada di Chengdu. Ora, la madre ha avviato una raccolta fondi per finanziare il costoso rientro della salma.

Sulla morte del ragazzo italiano non è ancora stata fatta luce. 

“Ora attendiamo i risultati, intanto sto raccogliendo fondi per sostenere le spese per il rientro della salma”, ha detto Angela Berni, mamma di Marcello Vinci. Il figlio si trovava nella città cinese per insegnare in una scuola del consolato italiano. A oltre due mesi dalla morte, la madre ha avviato una raccolta fondi sulla piattaforma “Gofundme” intitolata “Vogliamo la verità sulla morte di mio figlio”. 

L’obbiettivo è poter sostenere i costi del trasferimento del feretro dalla Cina in Italia, prima a Milano e dopo a Fasano. Occorrono poco meno di 25 mila euro e anche la comunità italiana in Cina si è mossa sostegno di questa iniziativa. 

Durante l’autopsia sono stati prelevati anche alcuni campioni per l’analisi tossicologica, ma per i risultati bisognerà attendere. Nel frattempo l’inchiesta è stata sospesa, ma le autorità cinesi si sono riservate supplementi d’indagine se dall’autopsia e dagli esami tossicologici dovessero emergere elementi utili.

Intanto, il caso è stato chiuso con la dicitura “morte per caduta dall’alto” che ha aperto le porte all’ipotesi suicidio, respinta sin dal primo momento dalla famiglia di Marcello Vinci. La sera del 5 marzo, poche ore prima di essere trovato morto, il giovane l’aveva passata in compagnia di un 45enne cinese conosciuto sui social.

Nel suo appartamento s’era sentito male e si era adagiato su un divano mentre il suo ospite era in un’altra stanza.

Secondo un rapporto della polizia cinese l’uomo aveva sentito un tonfo e aveva visto il corpo del giovane italiano sul marciapiede sottostante. Aveva quindi ripulito tracce e impronte. La polizia di Chengdu l’aveva trattenuto quindici giorni e l’aveva poi rilasciato, non trovando elementi a suo carico per formulare accuse.

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Redazione Nazionale

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