Caso Orlandi, il fratello di Emanuela si rivolge al Papa: “Vorrei raccontargli della carogne che ha attorno” (VIDEO)

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“È un tentativo di scaricare ogni responsabilità sulla famiglia, mi chiedo quale sia la novità rispetto ad allora. Né il Vaticano né la procura ci hanno mai convocati. Il segreto doveva restare nel confessionale e invece è stato dato alla Segreteria di Stato e dalla Santa Sede poi alla procura. Ma era tutto noto. E mio zio quel giorno era in vacanza con la famiglia fuori Roma, come già accertato”.

Così Pietro Orlandi.

Il fratello di Emanuela si scaglia con fermezza contro la nuova ipotesi sulla scomparsa della sorella, quella che chiama in causa il loro, scomparso, zio Mario Meneguzzi.

“È giusto che tutto sia indagato ma come lavora la procura? Chi e perché ha tirato fuori questa cosa? Perché Diddi e Lo Voi non parlano per dire qualcosa su questo fatto? Il Vaticano vuole scaricare la responsabilità sulla famiglia. L’avvocato ci fu portato non da mio zio ma dai servizi segreti. È tutto una carognata”, afferma infuriato. 

E si rivolge a Papa Francesco: “Per dieci anni papa Francesco si è comportato come i suoi predecessori, ma io vorrei incontrarlo per raccontargli delle carogne che ha attorno, laici e prelati”.

“Quando ho incontrato Diddi ero felice perché finalmente sembrava esserci la volontà per chiarire, ma quando si parlò di Gangi dei servizi segreti capii che già lo avevano sentito: ma è morto ad ottobre e l’indagine è stata aperta ufficialmente a gennaio. Diddi sta lavorando per una verità di comodo. Faccio appello perché la commissione parlamentare vada avanti, perché il Vaticano non la vuole? Perché non può controllarla a differenza di quanto fatto con la procura di Roma”, aggiunge.

E Natalina Orlandi, la sorella di Emanuela, che mai aveva parlato pubblicamente e che viene chiamata in causa per le avances subite dallo zio Mario Meneguzzi, afferma: “Non vi fu nessuno stupro, è un episodio che risale al 1978, lavoravamo assieme. Fece avances verbali, piccoli regali ma quando capì che non avrebbe ottenuto niente lasciò subito perdere. Ne parlai con il mio fidanzato e non con mio padre. Tutto si risolse lì. Della mia vita messa in piazza non interessa nulla, ma la moglie novantenne di mio zio e i suoi figli non ne sapevano niente. Ne avevo parlato solo al confessore. Nel 1983 fui portata dal pm Sica per interrogatorio come se fossi una colpevole reticente. Mi fece ascoltare un’orribile cassetta con la voce di Emanuela, dissi che non era la sua. Il pm Sica lo sapeva, il nostro avvocato lo sapeva ma non dicemmo nulla a mio padre per un episodio di cinque anni prima che gli avrebbe solo dato dolore”.

“Immagino che abbiano indagato, senza trovare niente. Siamo persone limpide, all’epoca si trattò di uno scivolone di un uomo 50enne e io all’epoca di anni ne avevo 21. Non c’è nessuna rivelazione, il Vaticano sapeva di questa cosa da sempre – continua – E già nel 2017 vengo contattata dal sostituto della segreteria di Stato Becciu che mi volle ricevere senza mio marito. Dopo un giro di parole per esprimere vicinanza disse che mio fratello insisteva per avere la documentazione su Londra ma che allora avrebbe dovuto tirare fuori anche la parte che mi riguardava. Ma se gliela diamo dovremo divulgarla. Mi sembrò un ricatto. Io dissi che non avevo problemi perché non avevo niente da nascondere. Quei documenti non sono mai stati tirati fuori e chissà cos’altro c’è in quella cassaforte”. 

L’avvocato Laura Sgrò è decisa: “Ieri si è fatta macelleria della vita delle persone. È morto Meneguzzi, che non si può difendere, è morto il pm Sica, che non si può difendere, è stata messa in piazza la vita di Natalina Orlandi senza prima interpellarla. Le presunte rivelazioni riguardano carte già note e già in nostro possesso, quindi è legittimo chiedersi perché sono state date ora in pasto ai media. Altre sono le carte che andrebbero tirate fuori dal Vaticano”. 

“Escludiamo che mio zio abbia fatto avances e Emanuela. E ripeto, nel mio caso, sono state sono avances verbali: se fosse andato oltre non sarei stata zitta”, conclude Natalina.

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Redazione Nazionale

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