Paolo Taviani, 92 anni, però, ieri si è spento con vicino la moglie Lina Nerli Taviani, costumista, e i figli Ermanno e Valentina, a quasi sei anni di distanza del fratello maggiore (di due anni), con cui ha condiviso i natali a San Miniato in provincia di Pisa e una delle parabole artistiche più significative della storia non solo del nostro cinema.
Con un’attenzione particolare e originale al racconto della letteratura, della cronaca e della storia che ha innervato tutti i loro film premiati nei maggiori festival internazionali come quello di Cannes con la Palma d’Oro nel 1977 per Padre padrone, tratto dal romanzo di Gavino Ledda, e con il Gran Premio della Giuria nel 1982 per La notte di San Lorenzo da Tolstoj.
Fino al David di Donatello per Kaos, tratto dalle Novelle per un anno di Pirandello, e al Leone d’Oro alla carriera alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 1986.
L’esordio nel lungometraggio dei fratelli Taviani avvenne nel 1967 con I sovversivi, un’indagine sul Partito Comunista Italiano con due strepitosi Giulio Brogi e Lucio Dalla ai funerali di Togliatti.
L’apologo politico è proseguito con Sotto il segno dello Scorpione mentre più avanti, nella loro lunga carriera iniziata negli anni ’60 con due film diretti insieme a Valentino Orsini (Un uomo da bruciare e I fuorilegge del matrimonio), hanno prediletto le trasposizioni letterarie come Le affinità elettive da Goethe, Tu ridi secondo adattamento da Pirandello, La masseria delle allodole da Antonia Arslan fino a Meraviglioso Boccaccio dal Decameron e Una questione privata da Fenoglio.
Poco prima, nel 2012, uno dei loro ultimi capolavori, Cesare deve morire che, tra documentario e finzione, in bianco e nero, esprime una rinnovata vitalità artistica dei due fratelli, premiati con l’Orso d’Oro a Berlino, alle prese con la trasposizione del Giulio Cesare di Shakespeare tra i detenuti di Rebibbia.
Dieci anni dopo, senza più il fratello, Paolo Taviani, la cui cerimonia laica funebre si terrà a Roma la mattina di lunedì 4 marzo alla protomoteca del Campidoglio, ha girato il suo primo e ormai unico film in solitaria, Leonora addio ancora una volta ispirato a Pirandello, ma al racconto Il chiodo, a cui ha aggiunto la celebrazione dei tre funerali dedicati al grande autore siciliano in occasione della sua morte nel 1936.
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