Papa Francesco nomina due nuovi Santi e teme la guerra fredda

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Il Papa, nell’omelia del Concistoro, ha messo in guardia dal rischio di una nuova guerra fredda.

Ha citato il cardinale Agostino Casaroli (che fu Segretario di Stato vaticano dal 1979 al 1990), “giustamente celebre per il suo sguardo aperto ad assecondare, con dialogo sapiente, i nuovi orizzonti dell’Europa dopo la guerra fredda. E Dio non voglia che la miopia umana – ha sottolineato Francesco – chiuda di nuovo quegli orizzonti che Lui ha aperto!”.

Il Pontefice ha creato venti nuovi cardinali e li ha invitati a trattare tutti, grandi della terra e piccoli, allo stesso modo.

“Un cardinale ama la Chiesa, sempre con il medesimo fuoco spirituale, sia trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia incontrando i grandi di questo mondo, che deve farlo, tante volte, sia i piccoli, che sono grandi davanti a Dio”, ha sottolineato Papa Francesco.

Gaudemus et laetamur … Gioiamo e ci rallegriamo”, Papa Francesco, inoltre, ha pronunciato queste parole prima di indicare il giorno nel quale la Chiesa canonizzerà  i due nuovi Santi: Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti, il 9 ottobre.

Il prefetto del dicastero delle Cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro, poco prima, nella Basilica di San Pietro, aveva presentato i profili dei due apostoli della carità perché profondamente dediti ai malati, agli ultimi, ai migranti, ai tanti volti di Cristo sofferente sulla terra. “Esempi di vita cristiana e di santità”, li ha definiti il Papa, “da proporre alla Chiesa intera, in considerazione soprattutto della situazione del nostro tempo”. Due figure sulle quali i cardinali, riferisce, Francesco si sono espressi “per iscritto”, manifestando “singolarmente” il loro pensiero.

“La testimonianza di questi due Beati – spiega il cardinale Semeraro presentandoli a Francesco – riporta l’attenzione dei credenti in Cristo al tema dei migranti” che, come detto più volte dal Papa, “se integrati possono aiutare a far respirare l’aria di una diversità che rigenera l’unità; possono alimentare il volto della cattolicità; possono testimoniare l’apostolicità della Chiesa; possono generare storie di santità”. Il prefetto tratteggia poi le vite di Giovanni Battista Scalabrini e di Artemide Zatti, evidenziando nel primo l’opera pastorale nei confronti dei migranti “giudicata da molti profezia di una Chiesa vicina alla gente e ai suoi problemi concreti”. Nel secondo il suo essere “autentico interprete dello spirito salesiano, con un temperamento affabile e la letizia che sempre lo accompagnava, anche nelle circostanze più difficili”.

I due nuovi santi sono entrambi vissuti a cavallo dell’Ottocento e del Novecento, Giovanni Battista Scalabrini fu vescovo di Piacenza, fondò le Congregazioni dei Missionari e delle Missionarie di San Carlo con la specifica missione di servire i migranti. Il 21 maggio scorso il Papa aveva autorizzato la dispensa dal secondo miracolo per la sua canonizzazione. Il postulatore della sua causa, padre Graziano Battistella, ricorda la dedizione che Scalabrini aveva nei confronti dei migranti e che si trasformò in azioni concrete ma anche l’amore verso i bambini tanto da essere definito l’“apostolo del catechismo”. “La sua attualità – ricorda padre Battistella – sta nel ricordare che tutti siamo coinvolti nella missione perché è parte inerente del nostro credere”.

Dice ancora molto all’uomo di oggi Artemide Zatti, coadiutore salesiano, che si adoperò per gli ammalati di Viedma, in Argentina. Era un emiliano che con la famiglia si trasferì nel Paese latinoamericano, nel cuore il desiderio di farsi sacerdote ma nella realtà divenne un infermiere che sulla propria pelle visse la ferocia della malattia, contraendo la tubercolosi. “Credetti, promisi e guarii” fu il suo motto quando raccontava il percorso fatto e la guarigione grazie a Maria Ausiliatrice. Il postulatore generale dei salesiani, don Pierluigi Cameroni, ne tratteggia alcuni elementi di attualità parlando del modo in cui affrontò la malattia in un tempo di pandemia, simile a quello che stiamo vivendo. Era poi un migrante, una realtà che ancora oggi si vive, capace di riproporre la radicalità evangelica alla sequela di Cristo e sui passi di don Bosco, un uomo capace di vivere la gioia del Vangelo che nasce sempre dall’incontro con il Signore

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Redazione Nazionale

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