Oltre 2mila presidi in pressing sul Governo: “Dad almeno fino al 24 gennaio, pensiamoci seriamente”

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L’appello dei presidi. Un gruppo di dirigenti scolastici, in un primo tempo un numero piuttosto esiguo che, però nel corso delle ore è diventato di oltre 2mila unità, ha lanciato un appello al presidente del Consiglio, Mario Draghi e al ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi per chiedere un posticipo di due settimane del rientro in classe. Una misura precauzionale in considerazione dell’alto numero dei contagi.

I presidi in pressing

Secondo i dirigenti scolastici, infatti, non ci sono le condizioni di sicurezza per riaprire, “manteniamo gli studenti in Dad (didattica a distanza) almeno fino al 24 gennaio e, se necessario, fino al contenimento del contagio”.

E’ questo il contenuto della missiva appello al ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi e al premier Mario Draghi.

La “bomba”, perchè così la si deve considerare, viste le intenzioni del governo, almeno per il momento, di non ricorrere alla Dad ma di perseverare nella didattica in presenza. Eppure, una richiesta così forte dai dirigenti scolastici, che sono i primi a volere la scuola in presenza, non era mai arrivata.

Il crescente numero dei contagi e gli appelli alle immunizazioni, considerato l’affanno verso cui stanno andando anche le strutture ospedaliere italiane, ha spinto i dirigenti a fare un passo avanti.

All’inizio i sottoscrittori della lettera appello erano in pochi, prima una ventina, poi un centinaio ma col passare delle ore il numero di sottoscrittori è schizzato a 2mila su 8mila presidi in Italia.

Non una voce sola, quindi, ma un’eco comune di centinaia e centinaia di presidi che chiedono al governo Draghi di fare un passo indietro e valutare nuovamente la situazione della scuola italiana.

Una presa di posizione forte dei dirigenti scolastici nei confronti del vertice di viale Trastevere, vista la ”situazione ingestibile” per l’aumento dei contagi tra i giovani per la variante omicron e ”l’escalation di assenze” tra il personale della scuola.

Per i dirigenti scolastici infatti “una programmata e provvisoria sospensione delle lezioni in presenza (con l’attivazione di lezioni a distanza) per due settimane è sicuramente preferibile ad una situazione ingestibile che provocherà con certezza frammentazione, interruzione delle lezioni e scarsa efficacia formativa. Lo vogliamo sostenere con forza, decisione e con la consapevolezza di chi è responsabile in prima persona della tutela della salute e della sicurezza di migliaia di person”».

Un distanziamento che è utopia

Inoltre “l’andamento del contagio con la nuova variante del virus colpisce come mai prima le fasce più giovani della popolazione, anche con conseguenze gravi e il distanziamento è una misura sulla carta, stanti le reali condizioni delle aule e la concentrazione degli studenti nelle sedi. Sappiamo – questo il contenuto della missiva – che il virus si trasmette per aerosol e che l’ambiente classe è una condizione favorevolissima al contagio”.

Tra i firmatari dell’appello e una delle promotrici dell’iniziativa, Amanda Ferrario, dirigente scolastico  ITE “Enrico Tosi” di Busto Arsizio (Varese), che dal profilo facebook marca la sua posizione “Io credo che la scuola in presenza sia un valore imprescindibile e unico, ma, per preservarlo, è necessario agire in fretta e per la sicurezza di tutti. Al momento, onestamente, non ci sono le condizioni per riaprire lunedì. Non abbiamo personale per garantire la sorveglianza: i casi di positività sono troppi. Non abbiamo le FFP2: siamo comunità numerose. Pensiamoci seriamente!”

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Giovanna Giaquinto

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