Un governo che viene percepito come un controllore asfissiante sul lavoro giornalistico “Con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del Governo”, si legge nelle motivazioni dello sciopero.
Le altre riguardano “L’assenza dal piano industriale di un progetto per l’informazione della Rai, le carenze di organico in tutte le redazioni, il no dell’Azienda ad una selezione pubblica per giornalisti, la mancata sostituzione delle maternità, la mancata stabilizzazione dei colleghi precari, e la disdetta dell’accordo sul premio di risultato senza una reale disponibilità alla trattativa”.
Lo sciopero, insomma, conferma il malumore di recente riaffiorato con la vicenda Scurati, quando a pochi giorni del 25 aprile, i vertici aziendali hanno deciso di non fare in onda il monologo che lo scrittore aveva preparato per Che sarà, il programma condotto da Serena Bortone.
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