La Consulta respinge il referendum sull’eutanasia

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Nulla da fare. Per la Consulta l’eutanasia in Italia non può essere legalizzata. I 15 giudici chiamati a esprimersi hanno ritenuto inammissibile il quesito del referendum perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili.

Il quesito del referendum prevedeva l’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale, omicidio del consenziente, cosa che avrebbe comportato l’introduzione dell’eutanasia legale. Il comitato promosso dall’Associazione Luca Coscioni per questo referendum aveva raccolto oltre 1 milione e 200 mila firme, tra fisiche ed elettroniche.

La Consulta valuta se la legge sottoposta a referendum non appartiene a una delle quattro categorie di leggi che, secondo l’articolo 75 della Costituzione, non possono essere sottoposte a referendum: leggi tributarie, leggi di bilancio, leggi di autorizzazione a ratificare trattati internazionali, leggi di amnistia e di indulto. Oltre a queste cause esplicite di inammissibilità ve ne sono altre, ricavabili implicitamente dai princìpi costituzionali e dalla natura e dai caratteri dell’istituto referendario. Come quando si chiede di abrogare leggi il cui contenuto è vincolato dalla Costituzione o che non si possono modificare senza incidere sulla Costituzione. Oppure le richieste di abrogazione che tendono a introdurre, ritagliando un testo legislativo, disposizioni nuove e non a eliminare disposizioni esistenti.

Questi, nel dettaglio, gli altri quesiti su cui i giudici diranno la loro fra domani e giovedì.

CANNABIS – Si chiedeva di cancellare le pene per chi coltiva cannabis (carcere da 2 a 6 anni e multa da 26mila a 260mila euro) e la sanzione amministrativa della sospensione della patente.

LEGGE SEVERINO – Abolire l’intero Testo unico delle disposizioni in materia di incandidabilità, uno dei decreti attuativi della legge, è la richiesta di Lega e Radicali. Il che significa eliminare le norme che impediscono la partecipazione alle competizioni elettorali per il Parlamento europeo e italiano e alle elezioni regionali, provinciali e comunali di chi sia stato condannato in via definitiva per mafia, terrorismo, corruzione e altri gravi reati. E soprattutto l’articolo 11, che prevede per gli amministratori locali la sospensione, dopo la condanna di primo grado per alcuni reati.

CUSTODIA CAUTELARE – Cancellando una parte dell’articolo 274 del codice penale, si voleva ridurre l’ambito dei reati per i quali è consentita l’applicazione delle misure cautelari e in particolare della carcerazione preventiva: via il finanziamento illecito ai partiti e via i reati puniti con la reclusione non inferiore nel massimo a cinque anni, a meno che non ricorra il pericolo di fuga dell’indagato o di inquinamento delle prove.

SEPARAZIONE DELLE CARRIERE – Non permettere più il cambio di funzioni tra giudici e pm e viceversa nella carriera di un magistrato è lo scopo del referendum. Oggi sono possibili 4 passaggi, ridotti a due con la riforma.

CONSIGLI GIUDIZIARI – Consentire il voto degli avvocati che siedono nei Consigli giudiziari anche sulle valutazioni di professionalità dei magistrati, è lo scopo dei referendari. Lo prevede già la riforma della ministra Cartabia, ma solo se il Consiglio dell’Ordine abbia segnalato comportamenti scorretti da parte del magistrato che si deve valutare per la responsabilità civile diretta.

MAGISTRATI – Cancellando parte delle norme attuali si voleva introdurre la responsabilità civile diretta dei magistrati per gli errori giudiziari. Oggi è lo Stato che si risarcisce i cittadino che abbia subito un ingiusto danno e poi si rivale sul magistrato.

ELEZIONI DEI COMPONENTI DEL CSM – Il quesito proponeva di cancellare la norma che stabilisce che ogni candidatura va sostenuta dalle firme di almeno 25 presentatori. L’obiettivo era arrivare a candidature individuali libere, già previste nella riforma Cartabia.

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Redazione Nazionale

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