Sardegna: bruciò vivo il suo vicino di casa, l’imputato può sostenere il processo

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  • La Corte d’assise di Sassari ha rigettato la richiesta di perizia psichiatrica per l’uomo (nella foto in alto) che bruciò vivo il suo vicino di casa.

L’imputato può essere processato. Era l’11 marzo del 2022 e Davide Ianelli, dopo l’ennesimo litigio, bruciò vivo il suo vicino di casa Toni Cozzolino, che dopo dieci giorni di agonia morì in ospedale a Olbia. Questa mattina la Corte d’assise di Sassari, presieduta dal giudice Massimo Zaniboni, ha rigettato la richiesta dei difensori di Iannelli – gli avvocati Cristina e Abele Cherchi – che avevano chiesto di effettuare sul loro assistito una perizia psichiatrica, per verificare se fosse “nelle condizioni psicofisiche per affrontare coscientemente un processo”, si legge nelle carte. Per avvalorare la loro tesi i legali dell’imputato hanno anche depositato agli atti una certificazione medica nella quale si attesta che Davide Ianelli, da circa un anno, è sottoposto ad una cura a base di psicofarmaci nel carcere in cui è detenuto. La Corte però è di parere diverso e – dopo circa mezz’ora di camera di consiglio – il presidente Zaniboni ha spiegato di “aver ritenuta valida l’analisi psicofisica effettuata sull’imputato – si legge nelle carte – quando lo scorso marzo venne portato nel carcere di Sassari. Gli esperti – spiega il giudice – avevano infatti riconosciuto la piena capacità del Cozzolino di sostenere il processo”. Proprio per questo motivo i giudici hanno escluso che venga effettuata un’altra perizia psichiatrica sull’imputato perché risulterebbe inutile.

L’udienza di oggi

Durante l’udienza che si è svolta questa mattina nell’aula della Corte d’Assise di Sassari, si è dato spazio alla deposizione di alcuni testimoni chiave nella vicenda. Come ad esempio una vicina di casa – citata da Daniele Rosa, il pubblico ministero della Procura di Tempio Pausania – che molto scossa ha raccontato di un clima estremamente teso tra i due all’interno del condominio di via Petta. Un “rapporto infernale”, ha sottolineato la donna, caratterizzato dai continui litigi tra Cozzolino e Iannelli. Gli avvocati di parte civile, Massimo Perra, Giampaolo Murghile e Antonio Fois, hanno invece citato i familiari della vittima: la sorella e i due figli maggiori. Il loro racconto è stato chiaro: “Tra Iannelli e nostro padre – hanno spiegato alla Corte – non correva affatto buon sangue. Papà era preoccupato – hanno sottolineato – sia per lui che per la sua compagna ed in particolare per il loro figlio. Al punto che gli avevamo consigliato di andare a dormire a casa di nostra nonna”. La prossima udienza sarà incentrata sull’audizione a distanza della compagna di Toni Cozzolino che, dopo tutto quello che era accaduto, si era trasferita all’estero ed ora vive in Polonia da qualche anno.

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Alessandro Testa

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