Sciopero dei giornalisti Rai, è scontro aperto: “Non siamo il megafono del Governo”

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Non c’è pace in casa Rai e l’addio di Amadeus, che pure ha sollevato un gran polverone, sembra solo la punta dell’iceberg di una situazione molto più instabile. Alla Rai oggi si è vissuto un altro giorno di passione, dopo lo sciopero indetto dall’Usigrai, il principale sindacato dei giornalisti Rai che ha indetto 24 ore di sciopero per la giornata di oggi. Il motivo? Denunciare l’utilizzo della tv pubblica come “megafono del governo”, ma non solo.

La battaglia dei comunicati

Tra ieri e oggi si sono susseguiti una serie di comunicati tra l’Usigrai e la Rai che hanno reso la temperatura rovente, causando un braccio di ferro che di fatto è ancora in atto tra i giornalista della Rai e la Rai stessa.

Il comunicato dell’Usigrai

Ad aprire la “battaglia” dei comunicati è stata l’Usigrai, che ha scritto le seguenti parole: “Domani i giornalisti e le giornaliste della Rai, per la prima volta dopo molti anni, si asterranno totalmente dal lavoro per protestare contro le scelte del vertice aziendale che accorpa testate senza discuterne col sindacato, non sostituisce coloro che vanno in pensione e in maternità facendo ricadere i carichi di lavoro su chi resta, senza una selezione pubblica e senza stabilizzare i precari, taglia la retribuzione cancellando unilateralmente il premio di risultato”.

Inoltre il comunicato ha ricordato il caso Scurati, lo scrittore prima invitato al programma di Serena Bortone “CheSarà” e poi depennato senza un reale motivo in occasione del monologo che doveva tenere il 25 aprile. Tra l’altro proprio la Bortone e il conduttore Sigfrido Ranucci, che avrebbe subito pressioni per la trasmissione “Report”, insieme al segretario Usigrai Daniele Macheda e quello della Fnsi Vittorio Di Trapani hanno presenziato alla conferenza per spiegare le motivazioni dello sciopero.

“Preferiamo perdere uno o più giorni di paga, che perdere la nostra libertà, convinti che la libertà e l’autonomia del servizio pubblico siano un valore di tutti. E la Rai è di tutti” – ha concluso il comunicato.

Il controcomunicato della Rai

Pronta la replica della Rai, che ha rispedito al mittente le accuse di applicare censure o bavagli per motivi politici, invitando l’Usigrai a non promuovere fake news che generano danno all’immagine dell’azienda. I vertici della Rai hanno poi evidenziato “l’impossibilità nell’attuale quadro economico di aprire nuovi concorsi pubblici per nuove assunzioni giornalistiche a fronte di un organico di oltre duemila unità, mentre si rendono invece necessari processi di ottimizzazione che consentano di valorizzare l’organico esistente. In questa direzione vanno le razionalizzazioni approvate dal cda Rai.

Lo sciopero del sindacato Usigrai a un mese dalle elezioni europee oltre a impoverire l’offerta informativa, espone il servizio pubblico a strumentalizzazioni politiche, privando i cittadini del fondamentale diritto all’informazione, caposaldo della democrazia”.

La controrisposta dell’Usigrai

La battaglia dei comunicati però non è finita qui, in quanto poche ore dopo è arrivata la controrisposta dell’Usigrai che in una nota ha scritto: “Quando non si hanno contenuti, la si butta sull’accusa stantia di fare politica e di far circolare fake news, un’accusa gravissima nei confronti di tutti i giornalisti e le giornaliste della Rai, che punta a screditare un’intera categoria”.

Il sindacato ha poi elencato una serie di obiezioni in risposta al comunicato della Rai:

  • l’azienda sta già riducendo gli organici non sostituendo le uscite per pensionamento;
  • alle selezioni pubbliche preferisce le chiamate dirette per le prime utilizzazioni in rete, intanto però nega il riconoscimento del giusto contratto a decine di precari della cosiddetta fase 2;
  • la proposta aziendale sul premio di risultato sottrae ai giornalisti una parte economica riconosciuta invece agli altri dipendenti;
  • su censure e bavagli, basta leggere i giornali italiani e internazionali delle ultime settimane. A proposito, che fine hanno fatto i “provvedimenti drastici” annunciati dall’Ad dopo il caso Scurati?

La battaglia interna tra i giornalisti Rai

Intanto però all’interno della stessa Rai si stanno formando delle fazioni, se così si possono chiamare. Il Tg1 e il Tg2 oggi sono andati regolarmente in onda, pur senza coprire tutte le sezioni, mentre il Tg3 è uscito con una forma ridottissima di circa 5 minuti, cancellando le edizioni regionali delle 14:00. Su Rainews invece sono passati servizi registrati prima dello sciopero.

La parziale copertura del servizio pubblico è stata garantita dal neonato sindacato Unirai, vicino al Governo Meloni, che si è detto da subito contrario ad uno sciopero definito “ideologico e politico”. Durante le trasmissioni sono state comunque lette le ragioni dello sciopero, spiegando così ai telespettatori i motivi.

Macheda ha criticato i direttori del Tg1 e del Tg2 che, mandando in onda le edizioni dei telegiornali delle 13:00 e delle 13:30 con collegamenti insolitamente lunghi per raggiungere la massima durata, hanno provato a boicottare lo sciopero con un evidente spirito anti-sindacale.

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Redazione Nazionale

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