Spalle al muro per la Serie A che, a malincuore, deve fare i conti con Covid 19. Infatti una telefonata del premier a Gravina, sconquassa le carte in tavola e mette tutto a rischio.
E infatti, dopo aver preso atto che la Lega di serie A ha deciso di proseguire il campionato nonostante tutto (anche la Serie A è infatti nella morsa di covid 19, circa il 17% dei giocatori sono contagiati), ma anche dopo aver visto che giovedì in tutti gli stadi il pubblico era gran misura ammassato e senza mascherine, il presidente del Consiglio Draghi ha telefonato a quello della Federcalcio, Gabriele Gravina.
E nonostante i rapporti complicati e le decisioni difficili da prendere il colloquio telefonico tra i due è stato molto disteso.
Il premier Draghi durante la telefonata, avrebbe sollevato le questioni sanitarie, considerato l’esponenziale aumento dei contagi e anche quelle di opportunità e di immagine, secondo cui è consigliabile che la serie A faccia un passo indietro.
Ma cosa significherebbe fare un passo indietro? E’ presto detto, tre sono le ipotesi paventate per la Serie A: sospendere le partite per una ventina di giorni, oppure, giocarle a porte chiuse o almeno con un numero di spettatori ridottissimo. Ma in questa situazione la decisione, almeno per il momento, dovrebbe prenderla la serie A.
Ovviamente, però, la questione Serie A è più articolata di quanto possa apparire e le decisioni vanno prese con attenzione, anche perchè Gravina, è a capo del calcio italiano ma non della Serie A che ha una gestione privata. Infatti il calcio italiano è già tutto fermo, dalla Serie B in giù fino ai dilettanti e ai tornei giovanili.
Solo la Serie A persiste nell’andare avanti, e così Gravina si è fatto portavoce di Draghi presso la Legacalcio, sollevando quelle che sono le perplessità e le richieste del Governo, perplessità che sono anche le sue.
Draghi, almeno per ora, non vuole fermare il campionato ma potrebbe imporre gli stadi senza pubblico. Però, diciamolo pure a chiare lettere, per ora il Governo vorrebbe che la decisione di isolarsi arrivasse direttamente dalla serie A.
Cosa che non accadrà, anche e soprattutto per la questione ristori, senza i quali, molti club, in caso di chiusura degli stadi sarebbero a rischio. Gravina ha informato prontamente Paolo Dal Pino, della telefonata con il premier.
Ed è accaduto così che il Presidente della Lega di Serie A della Figc ha convocato i club e dopo un acceso confronto con i vari presidenti, ha tirato le somme: “non vogliono giocare a porte chiuse, né tantomeno fermarsi”.
Quindi la “Lega ribadisce con fermezza la fiducia di poter proseguire le proprie competizioni come da programma grazie all’applicazione del regolamento organizzativo approvato dal Consiglio”.
Le porte chiuse deve deciderle il governo. E in quel caso la serie A si adopererà per ottenere i ristori come le altre categorie toccate duramente dalla pandemia.
A questo punto c’è attesa per il vertice di mercoledì 12 tra governo, Regioni e istituzioni sportive, ma intanto la situazione si fa sempre più incandescente. E ancora una volta il calcio, con covid 19 è al centro del ciclone. Come ne uscirà? Forse lo scopriremo a breve. Intanto aspettiamo che qualcuno o qualcosa dia un calcio a questo virus e chi ci lasci liberi di tornare a vivere, così come eravamo abituati fino a soli 2 anni fa.
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